Respira una boccata di ossigeno nel 2010 il settore orafo italiano, tornato a crescere dopo il la battuta d’arresto del biennio 2008/2009. Secondo i dati presentati dal rapporto congiunto di Club degli Orafi Italia e il Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, il fatturato del settore nel 2010 è balzato in avanti del 18,2% per un valore di 6,6 miliardi di euro, in un contesto di forte incremento dei prezzi legato al boom delle quotazioni dei metalli preziosi.
Anche l’export fa segnare un dato positivo (+27% in valore e +23% in quantità) con tassi di crescita in tutte le aree, ma si riscontra un mutamento dei mercati di riferimento. Se nel 2007 gli Usa erano lo sbocco principale per la gioielleria italiana, con un peso superiore al 30%, oggi, a causa di fattori quali la crisi, l’aggressiva concorrenza delle aziende indiane e gli alti dazi doganali, si aggiudicano solo la medaglia di bronzo. Le prime due posizioni sono occupate dagli Emirati Arabi, che pesano per il 15,8%, e dalla Svizzera (15%), due Paesi che non rappresentano le destinazioni finali dei prodotti, ma una sorta di “polo logistico” per altri mercati. Crescono a due cifre anche Cina, Hong Kong e Turchia, mentre il mercato interno è ancora fermo.
“Nel 2010 l’Italia ha finalmente registrato un’inversione di tendenza nel fatturato, anche se non siamo ancora ai livelli pre-crisi (7,9 miliardi di euro, ndr)” commenta Augusto Ungarelli, presidente del Club degli Orafi. “Per il futuro del settore è fondamentale che il nostro Paese valorizzi il made in Italy con i suoi valori di creatività e artigianalità, e anche il turismo, poichè una fetta importante delle vendite di gioielli in Italia è data proprio dagli acquisti dei turisti”.