Certo, la notizia ha lasciato un po' di amaro in bocca a tutti. Bulgari, un pezzo del nostro made in Italy, nonché una delle nostre poche aziende quotate, entra nell'orbita della francese LVMH, colosso da più di 20 miliardi di fatturato. Che l'azienda fosse in cerca di un partner era noto da tempo, almeno a giudicare dai rumours che di tanto in tanto uscivano sul mercato, poi indirettamente confermati da Francesco Trapani in questi giorni. Nessuno però si aspettava un fulmine così a ciel sereno, anche perché si pensava che LVMH fosse concentrato su Hermès e l'affaire Galliano-Dior. Ma cosa significa questa operazione? A parte l'aspetto nazionalistico di cui abbiamo detto, la riflessione di fondo è semplice: con la globalizzazione, il mercato è diventato più grande (e quello del lusso è tra i più globalizzati), le aziende sono pertanto diventate più piccole e hanno visto la loro quota di mercato ridursi. In poche parole più il mercato si allarga più le aziende diventano piccole.
Fa specie pensare che un'azienda come Bulgari, da oltre un miliardo di euro di fatturato, sia piccola, ma è così, almeno per il mercato del lusso. Come abbiamo già detto nel numero precedente (nr. 5/2011) a proposito del gruppo PPR, questo significa che i nostri gruppi si troveranno gioco forza di fronte all'opzione di acquisire – ma bisogna avere dimensioni e risorse – o esser acquisiti. E che sia una questione di risorse lo fa capire chiaramente il prezzo altissimo pagato per i gioielli Bulgari.
L'azienda è stata infatti valutata 3,9 miliardi di euro, cioè 3,6 volte il fatturato e 21 volte l'EBITDA. Una cifra che probabilmente né Richemont (6,7 miliardi attesi per il 2010-11), né PPR (6.17 miliardi per la divisione lifestyle+lusso), né Swatch (circa 5 miliardi di fatturato), tutti di dimensioni nettamente inferiori a quella di LVMH, hanno osato mettere sul tavolo. Insomma, il più forte e il più ricco ha conquistato una delle prede più ambite, Bulgari. Certo Francesco Trapani ha anche parlato di contatti con gruppi italiani che non si sono concretizzati, ma è difficile pensare che ci potessero essere le sinergie e le risorse sufficienti per un'operazione del genere. LVMH ha sì pagato l'azienda a caro prezzo, ma ne è probabilmente valsa la pena. Perché in questo modo il colosso francese, presente anche nella moda e negli spirits, si è rafforzato in una categoria � quella degli orologi e dei gioielli � in cui con soli 985 milioni di fatturato era molto più piccolo, rispetto ai leader che sono attualmente Richemont e Swatch.
Un'ultima riflessione. E' probabile che, con un mercato del lusso in forte crescita grazie all'Asia, si sia aperta un'altra stagione di acquisizioni, che vedrà altre eclatanti operazioni sul mercato.