Per la quinta volta in dieci anni Prada si affaccia alla Borsa, ma questa volta è ufficiale. Solo che il mercato azionario in questione non è quello milanese, bensì quello di Hong Kong. Il CdA della maison meneghina ha infatti deciso di avviare il processo di quotazione della società alla Borsa della metropoli asiatica. I coordinatori dell’offerta globale saranno Banca Imi–Gruppo Intesa SanPaolo, UniCredit, Clsa-Gruppo Crédit Agricole e Goldman Sachs, che agiranno inoltre in qualità di joint book runner per il collocamento istituzionale. Consulenti legali saranno invece lo studio Bonelli Erede Pappalardo, Slaughter & May e Davis Polk. Secondo l’opinione comune degli addetti ai lavori, la decisione di quotare in Asia quella che è considerata una delle aziende simbolo del made in Italy è dovuta differenti ordini di motivazioni.
Da un lato Prada punterebbe così a cogliere le vaste opportunità offerte dai mercati asiatici, dove la griffe, e il settore del lusso in generale, sono in forte crescita, come ha confermato l’AD Patrizio Bertelli. “La strategia di espansione in tutto il mondo, condotta in un quadro di stretto controllo dei costi, ha portato a un’importante crescita di ricavi e redditività, rafforzando la nostra primaria posizione nel mercato dei beni di lusso”, ha dichiarato Bertelli che ha aggiunto “Forti di questi risultati, oggi affrontiamo con serenità il futuro e, fiduciosi nell’ulteriore sviluppo del gruppo, possiamo cogliere le opportunità offerte dal mercato internazionale”. In effetti, gli ultimi dati economici diffusi della maison, e relativi ai primi nove mesi del 2010, sono più che positivi, con un fatturato in crescita del 31% a 1,386 miliardi di euro, un ottimo livello di Ebitda (330 milioni) e un utile netto di 156 milioni.
Dall’altro lato, si suppone che la quotazione in Borsa sia funzionale alla riduzione del debito che il gruppo ha contratto con gli istituti di credito a seguito delle varie acquisizioni effettuate (tra queste Jil Sander e Helmut Lang), in tempo utile prima che, entro il secondo semestre del 2012, scada il finanziamento concesso dalle banche stesse. Infine, un’ultima motivazione riguarderebbe la struttura della società stessa: con la quotazione in Borsa, da 100% familiare Prada passerà ad essere in parte pubblica, in modo tale da diventare a tutti gli effetti un gruppo globale.