I primi segnali erano arrivati con i dati del primo trimestre, la conferma viene dalle semestrali: le aziende e i gruppi della moda, italiani a stranieri, sembrano aver imboccato (con qualche eccezione) la strada della ripresa.
La consueta analisi di Pambianco Strategie di Impresa su un campione di dodici società quotate italiane parla chiaro: complessivamente i ricavi di Aeffe, Benetton, Bulgari, Csp (gruppo della calzetteria), Geox, Gucci, Luxottica, Marcolin, Prada, Safilo, Stefanel e Tod's sono aumentati dell'8,1%, passando da 7.591 a 8.208 milioni.
Le aziende che sono cresciute di più sono Prada (+24%), Marcolin (+15,6%) e Bulgari (+11,8%). Hanno invece registrato un calo di fatturato Geox (-9,8%), Aeffe (-7,4%) a Csp (-5,5°%). Bene anche la reddittività:1'ebitda è passato dal 16,9% al 18,3% (conteggiato su 11 aziende, perchè Prada non ha diffuso i dati). Qui le performance migliori sono state quelle di Gucci con il 31,5% (era il 30,2% nel primo semestre 2009), Tod's con il 24% e Luxottica con il 19,4%. L'utile conteggiato su dieci aziende (in questo caso, oltre a Prada, anche Gucci non ha diffuso i dati) passa dall'1,9% al 5,7%. I migliori in valore percentuale sono Tod's (13,7% contro l'11,8% dei primi sei mesi 2009), Marcolin (12,4%) (era il 7,1%) e Geox (8,7%).
I dati sulla reddittività erano rimasti buoni anche nel 2009, annus horribilis per tutti, ma sono saliti ancora – spiega Carlo Pambianco -. Questo dimostra che le aziende hanno privilegiato, oculatamente, la redditività sui volumi:in un contesto economico globale difficile come quello attuale avrebbero potuto abbassare i prezzi per mantenere alti i fatturati, ma così facendo avrebbero ridotto i margini e la capacità di investire nel medio-lungo periodo.
Anche guardando all'estero lo scenario non cambia, anzi, i dati sono ancora più positivi: i ricavi del campione formato da Abercrombie&Fitch, Adidas, Columbia, Fossil, Gap, Guess, Hanes, Hermes, H&M, Hugo Boss, Limited, Lvmh, Puma, Quiksilver, Swatch, Tiffany e Timberland sono cresciuti dell'11,6%, passando da 37.047 a 41.361 milioni (mentre nel 2009 c'era stata una flessione del 3,3°%). Le crescite maggiori sono state quelle del gigante dell'orologeria Fossil (+26,1%), di Hermes (+22,8%) e di Swatch (+22,1%). Nel complesso, la performace di Hermes è la più significativa e non è una novità: la maison francese nel primo semestre del 2009 non aveva accusato alcuna perdita di fatturato (che era anzi cresciuto del 7,8%) e nel primo semestre ha visto aumentare, oltre ai ricavi, l'ebitda, salito al 31,9 dal 26,8% del semestre precedente. Hermès è un marchio del lusso puro e per questo è stato toccato pochissimo dalla crisi- conclude Carlo Pambianco -. Inoltre si tratta di un marchio meno legato alla moda di molti altri e i consumatori percepiscono i prodotti Hermès come qualcosa che mantiene il suo valore nel tempo».
Quanto alle strategie del dopo crisi, saranno il tema del convegno organizzato a Milano da Pambianco Strategie di Impresa per il 15 novembre, il cui titolo sarà “Niente è più come prima”. Forse neppure per Hermès.
Estratto da: Il Sole 24 Ore del 3/9/2010, a cura di Pambianconews