Non si arresta la crisi del settore tessile in Italia. Secondo le stime preliminari elaborate dal centro studi di Sistema Moda Italia e diffuse ieri in occasione dell'apertura di Milano Unica, nel 2009 la tessitura italiana ha registrato una contrazione del 22,5% del fatturato a 6,7 miliardi di euro.
Un dato, questo, che si aggiunge alla lunga scia di segni rossi, a partire dalla frenata del valore della produzione (-25,5% a 5,1 miliardi di euro) e all'arresto dell'export, sceso a 3,7 miliardi di euro (-26,6%). Risultati che hanno portato a un ulteriore assottigliamento della bilancia commerciale, che dovrebbe scendere al di sotto dei 2,3 miliardi di euro.
Nei primi dieci mesi dell'anno, il crollo delle vendite estere ha interessato in maniera omogenea, sia il mercato europeo (-27,6%) sia quello extra-Ue (-29,4%). Ma sono stati i paesi extra europei a registrare le performance peggiori. Pressoché dimezzate le vendite negli Stati Uniti (-46,1%), seguiti da Hong Kong (-35,2%), Turchia (-33,4%) e Spagna (-31,3%). Perfino la Cina, che fino a poco tempo fa aveva assicurato dinamiche positive, ha evidenziato una contrazione del giro d'affari pari al -19,4% (più contenuta, comunque, la flessione a volume, pari al -9,7%).
Se l'export è in affanno, non vanno meglio gli indicatori relativi alle importazioni. Nel 2009 l'import ha registrato un calo del 20,7% pari a 1,4 miliardi di euro con un crollo più accentuato per l'approvvigionamento europeo (-31,4%) rispetto a quello extra-Ue, che ha arrestato le perdite al 15,4%.