Mario Boselli: Rinviamo di un anno il pagamento dell'Irap
Fino a poco tempo fa eravamo immersi nella nebbia, ora si è un po' diradata, ma il futuro non è ancora chiaro. Michele Norsa, amministratore delegato di Ferragamo, sintetizza così la situazione. Anche Mario Boselli, presidente della Camera della moda, conferma che i segnali di ripresa, per il mondo della moda, ci sono, ma sono pochi e troppo deboli. Stiamo andando troppo lentamente – dice – e con cali di fatturato del 20-30% per molte aziende riuscire a tenere è davvero difficile. Soprattutto senza il sostegno del credito. I bilanci del 2009 saranno per forza orribili e questo sarà il momento più delicato: le banche devono cambiare atteggiamento, non possono guardare solo i numeri.
Di fronte a queste difficoltà Boselli lancia una proposta al governo, quasi un salvagente: Perchè non rinviare di un anno il pagamento dell'Irap? Perchè non concedere una moratoria in attesa di riformare, in modo sostanziale, questa tassa che ha spinto le aziende più di ogni altra cosa a delocalizzare e ha impoverito il paese?.
Il problema, in questa fase, sono le piccole e medie imprese, gli artigiani che compongono la filiera della moda e ne fanno la vera ricchezza. E' quanto è emerso ieri dai numerosi interventi che si sono susseguiti al convegno “La moda oltre la crisi” organizzato da Pambianco Strategie di Impresa in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Tutte concentrate sui segnali esterni le imprese non ascoltano quelli che vengono dall'interno della filiera. Se questo tessuto produttivo viene a mancare, l'innovazione diventa sempre più difficile e tutto il settore rischia il collasso ha sottolineato Michele Tronconi, presidente di Sistema moda Italia. E Valeria Fedeli, segretaria generale dei tessili della Cgil, ha ribadito che le relazioni di filiera oggi sono il vero tema da affrontare. Bisogna acquisire una cultura diversa, mettersi in rete, stringere rapporti tra aziende, perchè se all'impresa madre viene a mancare il retroterra produttivo alla fine crolla anche lei».
Una realtà che già si tocca con mano nel distretto di Prato. Dice Claudio Orrea, presidente e a.d. di Patrizia Pepe: Noi veniamo da Prato, il 70% del nostro prodotto è fatto in Italia, ma vediamo che molte aziende stanno chiudendo. E' questo che mi preoccupa di più del futuro.
Lo stesso Diego Della Valle, numero uno di Tod's (che ha annunciato che il gruppo potrebbe chiudere il 2009 al di sopra delle attese) è convinto della necessità di dare una mano per tenere in vita le piccole aziende del made in Italy, vera ossatura industriale del paese, detassando la ricerca e rendendo accessibili anche a loro i mercati internazionali.
Per la fine dell'anno le stime elaborate da Pambianco indicano per le aziende del sistema moda italiano un calo del fatturato almeno del 10% e un margine, operativo lordo intorno al 7%. Più in generale, nella sua lucida analisi, Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, ha spiegato che i segni di miglioramento e di uscita dalla fase di recessione ci sono, ma la ripresa della domanda mondiale sarà lenta e piena di incognite. Se proprio dovessi dare una forma alla ripresa penserei alla radice quadrata: risale, ma poi avanza piatta. Tra i fattori di debolezza c'è l'eccesso di capacità produttiva (e l'Italia è il paese dell'eurozona con il più basso livello di utilizzo degli impianti, 64,6%) che frena gli investimenti in capitale fisso, e non aiuta a ridurre la disoccupazione. A questo si aggiunge anche la volatilità dei cambi e la debolezza del dollaro che non favorisce l'export (una nota positiva è che l'import cinese di abbigliamento, calzature e pelletteria made in Italy ha raggiunto nel 2008 il 18% dell'import di prodotti moda, il livello più alto con la Corea).
Dunque, conclude De Felice, avremo si una ripresa ma con fattori di debolezza; le tensioni competitive si accentueranno mentre la contrazione dei fatturati in questo momento è tale che qualche impresa potrebbe non farcela. Ma mi auguro che questa previsione sia totalmente sbagliata”.
E' il momento, quindi, che anche il sistema Italia si dia da fare. Ora o mai più – sostiene Della Valle – anche perchè ricordiamoci che non siamo soli nel mondo, e i francesi sono molto bravi, e i prodotti eccellenti non sempre sono sufficienti per vincere la competizione. Anche se c'e molta gente nel mondo che ha un gran voglia di cose italiane. E poi auguriamoci che quando qualcuno viene a fare le vacanze in Italia trovi il treno che funziona, l'albergo pulito e nessuno che gli rubi la borsetta».
Estratto da: Il Sole 24 Ore, a cura di Pambianconwes
LA MODA OLTRE LA CRISI: Convegno Pambianco e Intesa Sanpaolo. Le relazioni integrali del Dr. Gregorio de Felice (Chief economist Intesa Sanpaolo) e Carlo Pambianco (Presidente di Pambianco Strategie di Impresa) sono scaricabili cliccando qui