E' un momento particolare per le attività di merger&acquisition nella moda e nel lusso. C'e una sorta di stallo, di attesa, probabilmente di speranza in un rapido miglioramento della situazione, almeno da parte di chi si trova di fronte al dilemma “vendere o non vendere?”.
Così, la consueta indagine di Pambianco Strategie di Impresa sulle operazioni di M&A nel terzo trimestre di quest'anno segnala un rallentamento del 28% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso: 26 operazioni contro le 36 del 2008. Prendendo in considerazione, invece, i primi nove mesi, la frenata è meno brusca: 88 operazioni contro le 102 del 2008 (-14%). «Lo stallo – spiega Carlo Pambianco, il fondatore dell'omonima società di analisi e consulenza – è legato a due opposte tendenze: da un lato qualche imprenditore che in questo momento sarebbe propenso a vendere c'e, perché il capitale è ridotto, perché si fa fatica a trovare i mezzi finanziari necessari per lavorare in un contesto sempre più difficile, perché manca la voglia di andare avanti. Dall'altro lato ci sono diversi interlocutori, i fondi in particolare, disposti a comprare. Cosa impedisce loro di incontrarsi? Il prezzo, tutto qui».
In effetti, i multipli di un tempo oggi non sono più ipotizzabili: se solo pochi anni fa si arrivava ad applicare multipli pari a 10-12 volte l'ebitda, oggi non si supera 4-6 volte. I compratori ci sono, è vero, ma comprano solo a prezzi di mercato, mentre i venditori sono molto riluttanti a cedere la propria azienda a prezzi che considerano di saldo. E aspettano tempi migliori. Ma quanto possono aspettare?
Secondo Pambianco «tra sei mesi, un anno al massimo il settore dell'M&A subirà un'impennata. I compratori sono pronti, sanno di poter trovare delle opportunità. E' chi vende che fa fatica ad assumere il ruolo di fornitore di opportunità. Ma se l'azienda è troppo indebitata è difficile che riesca a tirare avanti a lungo e aspettative valide di ripresa dei mercati, tali da incidere in modo significativo sul valore dell'azienda, pur senza grandi balzi, non sono ipotizzabili prima di un anno almeno».
Nel frattempo i fondi di private equity hanno ripreso quel ruolo di protagonisti che avevano un po' perduto nei mesi scorsi: 9 operazioni su 26, mentre quattro sono da attribuire a investitori privati. Nove sono state tra luglio a settembre le operazioni Italia su Italia e due quelle di italiani all'estero (Sambonet che ha rilevato la tedesca Rosenthal e Ilva Saronno la francese Tia Maria); cinque invece gli operatori stranieri che hanno fatto shopping in Italia (Zagliani, pelletteria, acquisita dal fondo austriaco Labelux; DC Company, calzature, rilevata dall'americana Levi's; i cantieri nautici Dalla Pietà acquisiti dal produttore cinese di alluminio Wangtong; Aquafil, fibre tessili, rilevata dal fondo inglese Hutton Collins e infine l'outlet Castel Guelfo acquisito dal retailer spagnolo Neinver). Tra le operazioni realizzate invece totalmente all'estero (10 contro le 17 del terzo trimestre 2008), la più significativa è quella che ha riguardato Aquascutum. Lo storico marchio è tornato in mani inglesi: Jaeger , infatti, lo ha rilevato dalla giapponese RenownzInc.
Da: Il Sole 24 Ore, a cura di Pambianconews