La filatura italiana, già provata dal forte processo di ridimensionamento del comparto in atto tra il 2001 ed il 2005, archivia il 2008 con un calo del 10,5%.
I 2,9 miliardi circa di vendite generate dal settore hanno, comunque, contribuito al 5,4% del fatturato del tessile-moda italiano (solo nel 2007 era il 6%) ed al 13,6% del giro d'affari generato dai comparti a monte della filiera. Sul risultato pesano i cedimenti della filatura cotoniera, che ha registrato un -11,9%, e quelli dalla filatura laniera con un calo del 10%, cui peraltro si aggiunge addirittura un -18,6% del filato di lino.
La domanda interna non ha sostenuto la filatura, facendo registrare una contrazione del -10%, causata sia dalla razionalizzazione della disponibilità di scorte sia, soprattutto, da un ridimensionamento della produzione nei mercati di sbocco, e nello specifico, nelle attività di tessitura. Le esportazioni hanno registrato un decremnento a due cifre, attestandosi a -17,2%. A conferma della debolezza della domanda interna, comunque, anche le importazioni, dopo il boom del 2006 e l'assestamento del 2007, si sono rivelate in forte calo (-11,2%). Nel complesso il saldo commerciale si è più che dimezzato rispetto al 2007, attestandosi a 62 milioni di euro.
Infine, la congiuntura dei primi mesi del 2009 mostra che anche la filatura italiana sta risentendo della crisi economica che ha investito i mercati nei mesi scorsi. Sulla base di un'indagine condotta da SMI su un campione di imprese rappresentative della filatura italiana infatti, il primo trimestre 2009 ha registrato un calo di fatturato del 22%, il peggiore risultato in assoluto su tutta la fase recessiva che la filatura italiana sta vivendo.