Analisi Pambianco, nel primo trimestre i ricavi delle aziende scendono del 5,8%
Solo due aziende, tra le undici quotate in Italia nel settore moda a lusso, hanno chiuso il primo trimestre con fatturati in crescita. Sono Tod's (+5,4%) e Geox (+5,3%). Le stesse che hanno ottenuto i risultati migliori in termini di ebitda, cioè margine operativo lordo. Entrambe sono leggermento scese, come quota percentuale sui ricavi, ma il calo è molto contenuto: Geox è passata dal 33,9% del primo trimestre 2008 al 32,5%; Tod's è rimasta quasi invariata (22,7% quest'anno, 22,9% l'anno scorso).
Per il resto, la crisi partita nella seconda meta dell'anno scorso ha lasciato segni pesanti nella prima trimestrale del 2009 più che nei bilanci 2008.Come dimostra l'analisi effettuata da Pambianco Strategie di Impresa, su un campione di undici aziende italiane quotate (per un fatturato complessivo di 3,2 miliardi di euro) e altrettante straniere (15,8 miliardi di euro), sempre quotate in Borsa e sempre del settore della moda e del lusso.
In media, il fatturato trimestrale è calato del 5,8% con perdite molto piu cospicue per aziende come Bulgari, i cui ricavi hanno subito un taglio del 23,1%, Aeffe (-21,1%) e Csp (-12,5%), l'azienda del distretto di Castel Goffredo (Mantova), leader nella produzione di calze a intimo.
E' andata meglio, invece, per il campione di aziende straniere: il fatturato medio ha sostanzialmente tenuto, visto che la flessione nel trimestre è stata solo dello 0,4%. Tre soltanto sono i gruppi in crescita: lo svedese H&M (+18%), la tedesca Puma (+3,6%) e infine uno dei simboli del lusso nel mondo, la francese Hermès (+3,2%). Un tracollo inaspettato, invece, quello dell'americana Abercrombie & Fitch, marchio di abbigliamento casual, di fascia media a di grande successo, che in tre mesi ha subito un “taglio” di fatturato del 23%. Dopo questa, anche Timberland ha perso il 12,9% e Fossil il 9,3%. Un marchio di orologi, quest'ultimo, che ha seguito la sorte di gran parte delle aziende di questo settore, come peraltro dei gioielli, particolarmente penalizzate dai consumatori in questo periodo.
Ma se hanno fatto meglio nella tenuta del fatturato, le aziende straniere (solo nove perchè mancano i dati di Lvmh e di Hermès) hanno fatto peggio di quelle italiane nell'utile netto, che è sceso del 9,9% al 5% dei ricavi. Le uniche che sono riuscite a crescere, per quanto di pochissimo, sono Hugo Boss (salito dal 12,8 al 13,1%) e Timberland (dal 5,3 al 5,4%) .Quanto ai brand italiani (solo dieci aziende perche manca Bulgari), l'ebitda in media ha perso tre punti percentuali (dal 19,2 al 16,4% del fatturato) ma per alcuni è andata molto peggio: Aeffe ha più che dimezzato la redditività (17,5 al 5,3%) e lo stesso vale per Burani, che è passato dal 16,1 al 5,8%.
Un risultato abbastanza inevitabile, come spiega Carlo Pambianco, il fondatore dell'omonima società di consulenza: Il calo di fatturato, in presenza di costi fissi invariati (i negozi costano sempre lo stesso, anche se non vendono) riduce la redditività – spiega – così come il fatto di dover comunque portare a termine alcuni investimenti già avviati, anche se il mercato è cambiato. Poi non dimentichiamo che negli ultimi mesi molta merce è stata venduta a prezzi cedenti, per via dei saldi o delle promozioni. Se prima si vendeva a prezzo pieno il 70% circa dei prodotti, oggi quando va bene si arriva al 50%. Certo, tutti hanno cercato di tagliare i costi, a partire da pubblicità ed eventi, ma recuperare i minori introiti non è facile. A questo punto c'è solo da sperare che il tempo cambi e la smetta di piovere: le aziende si sono già bagnate abbastanza.
Da il Sole 24 Ore del 26/05/09