In un mercato sempre più globalizzato l'impegno etico ed ecologico può rappresentare un'importante opportunità di sviluppo per l'industria della moda e soprattutto del Made in Italy. Lo hanno sostenuto i relatori del convegno Moda eco-etica. E' solo una moda? organizzato a Firenze alla Stazione Leopolda dal Centro di Firenze per la moda italiana in collaborazione con Regione Toscana, Toscana Promozione e Unioncamere Toscana.
La manifestazione, moderata da Bruno Vespa, ha affrontato il tema della responsabilità sociale delle imprese del settore moda. “Non si può uscire, ha affermato Ambrogio Brenna, assessore alle attività produttive della Regione Toscana, da questa crisi con gli attuali modelli di consumo. E' invece necessario un nuovo orizzonte di sviluppo. Per il Made in Italy la scommessa è l'etichettatura e la tracciabilità dei capi”.
La moda etica è la capacità paziente di stare nei processi, non è quella che crea ogni volta l'evento, la meraviglia, ma è quella che crea il cult, il brand e fa cose intelligenti”. Lo ha detto il segretario generale del Censis Giuseppe De Rita. Per De Rita, “la crisi economica viene dall'occidentalizzazione del mondo che, negli ultimi 40 anni, ha sostenuto le idee del lusso, dell'apparire e della competitività. L'opportunità di riscatto del mondo della moda deriva dalla capacità che i brand avranno di dare il senso della comprensione dei processi”.
Grande attenzione all'etica anche da parte di Brunello Cucinelli che a Solomeo (Perugia), dove ha sede la sua azienda, ha rassicurato i 500 dipendenti che per tutto il 2009 non ci saranno licenziamenti. Anche Ferragamo ha ricordato il suo impegno a rispettare l'ambiente partendo dalla confezione dei prodotti, rigorosamente ad impatto zero. Una borsa fatta con processi eco-friendly oggi costa il 10% circa in più, ha detto Emilio Carbonera, direttore marketing di Ferragamo, il vero problema è però che i materiali non sono ancora paragonabili a quelli tradizionali.