Italia meravigliosa è il nome che l'architetto e designer Oliviero Baldini ha dato all'installazione che accoglie il pubblico di espositori e buyer all'ingresso dell'edizione numero 75 di Pitti Uomo, l'anteprima mondiale per 1'autunno-inverno 2009-2010. L'opera, che fa anche da tema allestitivo al salone (13-16 gennaio), è a detta degli organizzatori una dichiarazione di ottimismo, un omaggio al gusto della festa e al calore dell'ospitalità. E davvero tutti sperano che Italia meravigliosa sia ben augurante per il 2009 della moda, da sempre uno dei settori trainanti del made in Italy, ma ora in difficoltà.
II 2008 si è chiuso in sostanziale tenuta per la moda maschile, con una flessione limitata all'1,2% a 8,54 miliardi di euro, mentre il valore della produzione è sceso del 3,3% rispetto all'anno precedente. Siamo comunque in progresso di 110-120 milioni di euro sul 2006 – tiene a precisare Raffaello Napoleone, AD di Pitti Immagine – visto che il 2007 è stato un anno eccezionale. Anche l'export è andato bene nei primi otto mesi del 2008, con una crescita dell'1,2% rispetto allo stesso periodo del 2007, ma il dato incorpora le vendite e le consegne delle collezioni dello scorso autunno-inverno, mentre il saldo commerciale rimane ottimo, a 1,35 miliardi di euro, e i consumi nazionali, seppure in calo del 3%, sono rimasti più alti rispetto al 2006.
Ecco spiegato perché a questo Pitti Uomo, il primo appuntamento mondiale del settore, spetta il compito più difficile: rassicurare gli addetti ai lavori che, nonostante la moda maschile non volerà così alto come nel biennio precedente, la planata sarà dolce per poi tornare pian piano a prendere quota. Mi aspetto un inizio di stagione dominato da un cauto ottimismo, testimoniato dalle 734 aziende che partecipano al Pitti, per un totale di 917 marchi dei quali 270 esteri continua Napoleone, che spera almeno di confermare i 24.782 compratori dell'ultima edizione invernale della fiera fiorentina, dei quali 9.055 stranieri, con Germania, Giappone, Olanda e Gran Bretagna in testa.
Un cauto ottimismo rafforzato dalle new entry e dai ritorni alla manifestazione. Come quello di Gas, l'azienda vicentina specializzata nello sportswear che dopo due anni difficili, dedicati al riposizionamento del brand a livello globale e alla digestione degli investimenti, ha deciso di tornare a Firenze dopo quattro annidi assenza. Pitti rimane il palcoscenico più importante – dice Claudio Grotto, presidente di Grotto spa a cui fa capo il marchio Gas – siamo certi che sia la cornice più adatta per presentare le novità che abbiamo progettato per l'abbigliamento denim casual del futuro. Dopo anni di forti investimenti a livello internazionale, attraverso una politica molto spinta di vertical retail, il gruppo che nel 2008 ha fatturato 125 milioni di euro sta riaffermando la sua presenza sul mercato italiano, che continua a essere quello di riferimento. Da qui il rientro a Pitti Uomo.
Non tutte le aziende sono uguali: alcune continueranno a crescere anche nel 2009 – prevede Carlo Pambianco, fondatore di Pambianco Strategie di Impresa, società di consulenza che assiste gli imprenditori della moda e del lusso – e saranno quelle che hanno un prodotto particolare, un marchio forte e una distribuzione diretta, oltre che un buon rapporto qualità-prezzo, un servizio elevato e un'ottima comunicazione. Sembra il perfetto identikit di molte grandi griffe della moda italiana, che risentiranno comunque della gelata dei consumi a livello mondiale. Ma avendo le spalle larghe, finita la crisi continueranno lungo il percorso della crescita – aggiunge Pambianco – mentre quelle piccole e poco capitalizzate o si autofinanzieranno o saranno assorbite da gruppi più grandi.
Secondo una recente indagine realizzata proprio da Pambianco, in Italia su mille gruppi della moda sono almeno 150 quelli indebitati o sottocapitalizzati, che quindi rischiano di vedersi chiudere i rubinetti da parte delle banche. Assisteremo a una nuova stagione di fusioni e acquisizioni con protagonisti i marchi medio-piccoli – conclude Pambianco – mentre per i gruppi maggiori non ci saranno grandi stravolgimenti, ma solo piccoli aggiustamenti come il rinvio di nuove aperture di negozi, taglio dei costi, ma senza rinunciare alla comunicazione.
Estratto da Economy del 16/01/09 a cura di Pambianconews