L'aumento del prezzo dell'oro, associato a un calo dei consumi, penalizza il mercato dei preziosi, soprattutto in Italia. Chi compra, per lo più professioniste agiate tra i 30 e i 60 anni, lo fa perché vuole sfoggiare un oggetto affascinante, magari glamour, e non pensa all'acquisto come a un investimento su un bene rifugio.
Questo è il parete di Giulia Cazzola, direttore marketing di Fope e figlia del presidente-fondatore, l'azienda vicentina che da quasi ottant'anni crea e commercializza manufatti preziosi. «Con il prezzo dell'oro così alto, il gioiello non è un bene che tutti corrono a comprare, ha un costo elevato, spiega. La gente spende perché vuole un oggetto bello che duri nel tempo».
Nonostante il momento negativo del mercato, nel 2007 Fope è cresciuta del 17% fatturando 18 milioni di euro. «La crescita è dovuta ristrutturazioni aziendali e investimenti sul marketing e a livello tecnologico, pari al 10-15% del consolidato, afferma Cazzola.»
Il 40% della cifra lo realizza con l'export in tutto il mondo, compreso gli Stati Uniti dove la debolezza del dollaro sull'euro rallenta il business Oltreoceano: «Stiamo alla finestra, dice. Non è certo il momento di investire in America». Ma perché alcune imprese del settore sono in difficoltà? «Forse non hanno fatto investimenti significativi, non si sono strutturati come aziende, non hanno avuto le idee giuste. Il mercato oggi è diverso da quello degli anni Ottanta, devi offrire servizi, dare di più, soprattutto se vai all'estero».
Estratto da CorrierEconomia del 16/06/08 a cura di Pambianconews