Per un manager come Cristiano Portas le 58 medaglie conquistate in vasca fanno riemergere definitivamente Arena al rango delle star dello sportswear,numero due al mondo, dietro solo agli australiani di Speedo.
Nel mercato globale, davanti alla società di Tolentino, che detiene il 10% delle vendite (mentre in Italia è prima al 30%), c'è ancora il marchio australiano di sportswear ora controllato dai britannici di Pentland (più di 700 milioni di euro di fatturato). E dietro, in terza posizione, scalpita Adidas, la multinazionale tedesca che con ricavi superiori a 7 miliardi di euro si è rituffata con decisione nello sportswear da nuoto. Un comparto in cui si gareggia senza esclusioni di colpi, a suon di partnership sportive (Federica Pellegrini indossa Arena ma è testimonial Adidas) e di licenze in giro per il mondo.
A gennaio, dopo la chiusura della sede di Perugia, il brand Speedo per l'Italia è finito al gruppo di Bolzano Oberalp. Ma la competizione si gioca soprattutto su ricerca & sviluppo e sponsorizzazioni vincenti. Dopo qualche brivido, il contratto con la campionessa francese Laure Manaudou è stato rinnovato, ma in scuderia, oltre alla squadra italiana, ci sono anche sudafricani, ungheresi, russi, in tutta 250 atleti olimpici. L'ultimo ritrovato tecnologico di Arena ha appena scatenato il duello con il `Lzr Racer' di Speedo per fregiarsi della nomea di costume totale più performante del mondo. Tuttavia Cristiano Portas di «guerra dei costumi non vuole sentire parlare». «Siamo pacifisti. Noi ci atteniamo strettamente alle regole. Senza etica non si va lontano».
Estratto da Affari & Finanza del 31/03/08 a cura di Pambianconews