Anche se la congiuntura non è favorevole per le imprese orafe, per colpa dei prezzi delle materie prime e del supereuro, gli imprenditori reagiscono con forza: e per fermare la concorrenza a basso costo, che come in altri casi parte da Cina, India e Turchia, la strategia più efficace è conquistare le nicchie di mercato a più alto valore aggiunto.
Nel 2006 il fatturato globale del comparto era sceso del 6,4%, sfiorando i 6,1 miliardi di euro. Però i primi sei mesi del 2007 sono andati molto meglio: il calo delle vendite è stato contenuto, con appena lo 0,1% in meno. Ma a rincuorare gli imprenditori sono arrivati soprattutto gli ultimi dati delle esportazioni: nel 2006 le vendite all'estero avevano superato i 4,4 miliardi di euro, con un balzo del 9,7% sull'anno precedente, mentre al settembre del 2007 hanno accelerato ancora: il 19% in più rispetto ai primi nove mesi del 2006.
L'export è così arrivato a valere oltre il 70% del fatturato dell'oreficeria made in Italy, e l'Italia si è confermata primo esportatore al mondo. Gli Stati Uniti restano il nostro primo cliente, ma stando ai dati riferiti al settembre 2007 l'export verso gli Usa è calato del 7,5% e verso il Giappone del 25,1 %. Questi sono però gli unici Paesi con un segno «meno» davanti: le vendite verso la Russia sono aumentate dell'85,8%, quelle verso l'Australia del 55% e verso gli Emirati Arabi Uniti del 44,7%, tanto che questo mercato è al secondo posto nella classifica dei clienti dell'oreficeria italiana.
Sull'estero hanno quindi già scommesso le aziende italiane. Ad esempio per Marco Bicego, a capo dell'azienda vicentina, è a dir poco vitale: «L'export vale l'80% per noi», ha dichiarato.
Estratto da Economy del 29/02/08 a cura di Pambianconews