Sulla possibilità di comprare Armani, Jean-Paul Agon (nella foto) è decisamente cauto. Il direttore generale di L'Oréal, numero uno al mondo nella cosmesi con un fatturato da 17 miliardi (+8,1%) e 19 brand in portafoglio che realizzano il 90% del giro d'affari, non ama commentare indiscrezioni che periodicamente tornano a circolare sul mercato. Ma, nel corso di un incontro con la stampa a Parigi, non ha fatto mistero della passione per il marchio italiano cui L'Oréal è legata attraverso una licenza esclusiva per la realizzazione di profumi e cosmetici. Anche perché si tratta di un'esperienza di successo come dimostra la crescita del 17% dei prodotti griffati da re Giorgio. E non nasconde neppure l'apprezzamento per Zegna. Marchio quest'ultimo che, in quanto a profumi, fa capo a Ysl beauté, azienda che L'Oréal sta comprando dal gruppo del lusso Ppr.
�Quest'anno innanzitutto chiuderemo l'operazione Ysl beauté � spiega Agon -. è un progetto importante perché nel nostro portafoglio mancava un grande couturier francese ed è dunque perfettamente complementare�. L'Oréal vanta fra i suoi asset anche la quota dell'8,7% di Sanofi Aventis. �La nostra posizione è trasparente su questo punto � sottolinea il direttore generale -. Siamo soci da tempo, ma si tratta di un investimento finanziario. Siamo dunque molto flessibili e pronti eventualmente a cedere questa partecipazione nell'ipotesi di una nuova importante acquisizione�.
Alla domanda se il deterioramento del potere d'acquisto degli Stati Uniti potrebbe minare le prospettive del gruppo, Agon risponde categoricamente: �Siamo un gruppo globale che realizza il 90% del fatturato fuori dai confini nazionali. Per la prima volta nella storia del settore, il peso dei Paesi emergenti sul fatturato complessivo dell'industria cosmetica (108 miliardi di euro nel 2007, +5%, ndr) ha eguagliato quello dell'Europa Occidentale (il 33%, ndr) ed è stato superiore a quello del Nord America (22%) e Giappone (13%). E, fatto ancora più interessante, il contributo alla crescita del comparto è stato del 63%. Ciò significa che in questi Paesi, che non sono solo l'area Bric (Brasile, Russia, India e Cina, ndr), si sta sviluppando una classe media progressivamente più ricca. Noi siamo ben piazzati su queste aree per cogliere le opportunità di crescita che verranno dall'aumento della domanda�.
Estratto da Il Mondo del 29/02/08 a cura di Pambianconews