Piccole e medie imprese della moda e fondi di private equity, un legame sempre più stretto. Come auspicava il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, qualche tempo fa, considerando gli intermediari specializzati nel capitale di rischio idonei per «agevolare la crescita delle pmi, contribuire al rafforzamento della struttura manageriale, favorire l'accesso ai mercati di Borsa, consentire il ricambio generazionale».
Oggi l'interesse dei fondi per le piccole-medie imprese cresce, al pari della fiducia che le aziende ripongono nello strumento del capitale di rischio. «Il private equity dovrebbe essere considerato come una forma di proprietà alternativa», ha spiegato a MFF Marco De Benedetti di Carlyle, il fondo che si contese con Permira l'acquisizione di Valentino Fashion Group. Fino a qualche tempo fa il concetto era chiaro alle grosse imprese e ai marchi noti, ma molto meno alle realtà familiari o impostate su fatturati da 10 a 50 milioni di euro; imprese bisognose di competere sul fronte internazionale ma più propense all'autofinanziamento e, spesso, all'indebitamento bancario. Oggi lo scenario mostra segni di cambiamento sempre più frequenti.
Basta scorrere l'indagine Pambianco Strategie di Impresa sulle operazioni di m&a compiute nel comparto moda nel secondo trimestre 2007: 86 in sei mesi, con un forte attivismo dei fondi soprattutto nel settore delle pmi. Dal 97 a oggi si è passati da sette a 58 operazioni di private equity nel settore, ma il grosso è avvenuto negli ultimi due-tre anni per mano di fondi italiani (16 su 24).
Qualche esempio? Boglioli (l'azienda bresciana affermata da lustri ma che ha conosciuto un'improvvisa notorietà quando si è scoperto che veste il presidente francese Nicholas Sarkozy) acquisita da Wise; l'azienda di divani Arketipo partecipata al 65% da Aletti Private Equity, la Isa Seta che ha ceduto il 70% a Paladin Capital. Alcune tra le decine di aziende i cui dossier gravitano sui tavoli dei ceo di ogni società o fondo, sia esso bancario, assicurativo o indipendente: nomi come Clips, Paola Frani, Luisa Spagnoli, Sportswear Company (che ha bloccato un accordo quasi concluso con un fondo a causa di una fuga di notizie a mezzo stampa), Jeckerson, per cui corrono il tandem Investitori Associati-Wise, Alto Partners e gli inglesi di Stirling Square.
Anche Carlo Pambianco si appresta a scendere in campo con un fondo dedicato, orientato a imprese superiori ai 10 milioni di euro. Come conferma il manager-consulente, «un'azienda come Alviero Martini (rilevata da Luisa Angelini della Final) è un ottimo esempio di successo. Per questo, stiamo lavorando al progetto della Pambianco invest consulting a fianco di alcuni imprenditori, saremo operativi per i primi mesi di quest'anno. Avevamo rallentato a causa della crisi dei mutui subprime e ai prezzi eccessivi che giravano nel settore, ora ravvisiamo buone premesse per agire».
Estratto da MFFashion del 19/02/08 a cura di Pambianconews