Fino ai trent'anni è stato ballerino. « è un'esperienza che ti aiuta ad avere coscienza del proprio corpo. Mi serve ancora oggi, nel lavoro di stilista», sottolinea Pierre Hardy, il mago delle scarpe di lusso. «Lo faccio da quando ero bambino: le calzature mi hanno coinvolto molto presto», ricorda. Ha cominciato la sua carriera in questo campo, prima per Christian Dior, poi per Hermès e per Balenciaga, due maison con cui collabora ancora, sebbene dal 1999 abbia iniziato a disegnare le sue collezioni, prima solo per la donna, poi anche per l'uomo.
Sono piccole opere d'arte, prodotti sofisticati. Buyer di tutto il mondo varcano il portone del palazzo antico, dove Pierre ha il suo atelier, accanto al Canal Saint-Martin, un angolo di Parigi diventato alla moda. «Mi piacciono le cose costruite, che evolvono da una base geometrica. D'altra parte preferisco il disegno alla pittura, le linee al colore». In questi giorni sta presentando la collezione autunno-inverno 2008-09, dove molte calzature giocano intorno all'idea del cubo, spesso utilizzato in trompe-l'oeil, con quel tocco d'ironia che è tipico di Hardy.
«Le mie scarpe sono molto francesi, cerebrali, rigorose, un po' maschili anche quando sono destinate alle donne. C'è un'influenza classicistica più forte che nelle calzature italiane, dove invece prevale la fantasia». Nel nostro Paese, comunque, Hardy fabbrica tutte le sue scarpe, a parte quelle sportive. L'ultima sfida di Piene Hardy si chiama Gap per cui ha disegnato alcune. Altre sfìde all'orizzonte? Ad esempio, una collezione prét-à-porter, come in tanti sperano a Parigi? « No, su quello sono categorico. Le scarpe restano il mio mondo».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 12/02/08 a cura di Pambianconews