La moda maschile torna in passerella a Milano sotto il segno di una Borsa arcigna. In questo primo scorcio del 2008 i titoli del lusso, che comprende la moda, hanno perso tra il 10 e il 15% su tutti i mercati finanziari più importanti. E' la manifestazione di una sfiducia nella congiuntura che emerge dopo le ultime previsioni internazionali sui consumi: il segno di un pessimismo che dilaga all'improvviso, perché ancora a dicembre gli analisti prevedevano un generale miglioramento dei risultati economici non solo del 2007 sull'esercizio precedente, ma anche per il 2008 e il 2009.
Tra i gruppi quotati italiani solo per Stefanel, che ha perso da anni lo smalto iniziale, qualche analista aveva rivisto al ribasso le previsioni. Per Luxottica, Benetton, Safilo, Geox, Tod's, Mariella Burani e perfino per It Holding, duramente colpita dalla scomparsa di Gianfranco Ferrè, era tutto un coro bene-augurante. Dalle sfilate milanesi, e poi da quelle parigine, si attende dunque un responso che vada al di là dei commenti di rito sulla qualità e la fantasia delle collezioni, peraltro quasi sempre favorevoli e dunque un po' scontati. Nell'occasione, gli investitori cercheranno di carpire e capire le notizie sulle scelte dei buyers, che spesso prendono le loro decisioni d'acquisto nelle previews a loro riservate nelle settimane precedenti.
Le sette aziende che vantano il miglior rendimento del capitale investito sono nell'ordine: Geox, Dolce & Gabbana, Giorgio Armani, Diesel, Loro Piana, Valentino Fashion Group e Tod's. Se si considera che un'impresa, per non distruggere ricchezza, deve dare un utile pari all'interesse sui titoli di Stato più un premio al rischio, e dunque deve rendere almeno il 7% rispetto ai mezzi propri, nel 2006 delle 24 società del gruppo di testa, solo 5 sono finite sotto la soglia critica: It Holding, Stefanel, Tecnica, Safilo e Max Mara, la cui solidità è peraltro elevata.
Le sette aziende che hanno aumentato maggiormente il fatturato sono, sempre nell'ordine: Geox, Calzedonia, Dolce & Gabbana, Mariella Burani, Golden Lady, Diesel e Tecnica. Poiché nel periodo si può stimare un'inflazione cumulata del 10%, in termini reali altri sette gruppi – Versace, Prada, Benetton, It Holding, De Rigo e Aeffe – hanno ridotto il giro d'affari, talvolta anche per effetto della cessione di partecipazioni o rami d'attività come nel caso di Prada che nel 2003 ha venduto le calzature Church.
Estratto da CorrierEconomia del 14/01/08 a cura di Pambianconews