Primo: il 60% delle persone che acquistano occhiali griffati sono donne, ma solo il 17% del top management di Luxottica, leader mondiale nella produzione di montature di alta gamma da sole e da vista, è di sesso femminile. Secondo: all'interno di un'azienda la diversità, di genere e non solo, è universalmente riconosciuta come un valore. Terzo: la diversità è direttamente proporzionale alla creatività e al potenziale innovativo di un'impresa. Quarto: per chi opera nell'industria della moda e del lusso l'innovazione è fattore strategico principe.
Basterebbero queste quattro ragioni per spiegare la decisione dell'azienda veneta: portare la percentuale di “top jobs” occupati da donne dal 17% al 35% entro il 2009, come riportato ieri dal quotidiano britannico Financial Times. Ma secondo i vertici di Luxottica aumentare la presenza femminile nella parte alta della scala gerarchica «non è solo un obiettivo di business». Anche perché gli affari vanno già benissimo: nei primi nove mesi del 2007 i ricavi hanno raggiunto i 3,778 miliardi, con un incremento del 5,9% sul 2006 (+11,4% escludendo l'effetto cambio), con un utile netto di 395 milioni (+19,8%).
«Abbiamo maturato questa decisione nell'aprile 2006, spiegano dall'azienda. Guardando i numeri ci è sembrato naturale darci degli obiettivi per far crescere non solo il business, ma la cultura aziendale».
Sono passati un anno e otto mesi dalla decisione di raddoppiare la percentuale di top manager donne e Luxottica «è a metà strada». Quindi avanti rispetto alla tabella di marcia: per arrivare all'obiettivo mancano due anni. Il ruolo maggiore lo hanno i programmi interni, che permettono ai talenti femminili che già lavorano in azienda di emergere, grazie a speciali corsi indirizzati a tutte le manager. In questo, l'azienda collabora con università italiane e straniere, per imparare dalle best practice già analizzate. Che riguardano anche il famoso “work-life balance”, quell'equilibrio tra vita privata e ufficio che spesso le donne hanno più difficoltà a trovare, perché la famiglia resta un secondo, faticoso, lavoro.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 5/12/07 a cura di Pambianconews