Ridotti all'osso, i numeri che Patrizio Bertelli (nella foto) tiene sotto chiave sono due: ricavi a 1,84 miliardi, per oltre due terzi merito di borse e calzature, e un balzo dell'Ebitda fino a 387 milioni. Sono i cardini su cui il chief operating Brian Blake e il dg finanza Carlo Mazzi hanno modellato il budget 2008, l'anno del previsto debutto in Borsa di Prada spa. E sono anche le cifre affidate alle banche d'affari estere che la maison di Miuccia Prada, affiancata dall'advisor Mediobanca, ha inserito in short list per completare la squadra dei global coordinator e bookrunner dell'ipo.
Scorrendo i numeri che vanno dal bilancio 2007 ormai in chiusura fino al 2010 balzano in evidenza due cose. La prima: Prada è in anticipo di almeno due anni sul business plan presentato a fine 2005 in occasione del sindacato del prestito da 700 milioni con cui Intesa, Unicredit, Hsbc e Calyon hanno rifinanziato la griffe. Secondo, il luxury group milanese raggiungerà l'anno prossimo un margine ebitda/ricavi del 21% ed ebit/ricavi del 16,3%. Che equivale a risalire il gruppo dei migliori e avvicinare la redditività di Lvmh, Burberry e Tod's, pur rimanendo a distanza da Hermès e Coach. Tra due anni andrà ancora meglio: Prada toccherà la vetta di 2 miliardi di ricavi con 480 milioni di mol, cioè il 24%.
Ma qual è stato il responso alla richiesta di Bertelli, e cioè proporre un range di valutazione in vista di Piazza Affari? Il consensus si colloca tra 5 e 5,5 miliardi di entreprise value anche se qualcuno si è spinto fino a 6 miliardi. Almeno fino a pochi giorni fa, prima dell'Orso che ha investito le Borse. Quotare Prada attorno a 5 miliardi significa applicare un multiplo di 13 volte l'ebitda atteso l'anno prossimo. Cioè più generoso di Tod's, Lvmh e Burberry, in linea con quello di Bulgari ma ancora distante da Hermès, da sempre la stella polare con un ev/ebitda a forte premio sui competitor del lusso.
Estratto da L'espresso del 30/11/07 a cura di Pambianconews