Dove va il lusso? Spenti i fari delle sfilate, l'appuntamento a Milano è con il «Fashion global summit». Il potere economico della moda è indiscutibile e non si traduce solo nel successo delle sfilate e nelle buone performance delle griffe in Borsa. Significa indotto, industria tessile a monte, distribuzione a valle, esportazioni, Web.
Fino a qualche anno fa su Internet oltre alle idee circolavano i pregiudizi. Difficile pensare che un marchio del lusso potesse scommettere sull'e-commerce senza temere di essere copiato o di diluire la propria visibilità. Così non è stato. Trascinato dal fascino seduttivo della moda il sito Yoox viaggia con una «crescita costante del 30-40% annuo» e pensa alla Borsa («a fine 2008 inizi 2009»). Ha realizzato anche i siti per l'e-commerce di Emporio Armani e Diesel e «almeno altri 28, 29 brand ci hanno chiesto il negozio online» spiega il fondatore Marchetti. Gucci group, oltre a essere presente in 61 Paesi al mondo, fa circolare i suoi preziosi accessori anche su Internet, con un incremento del 65%.
«Prima leader negli Stati uniti con l'e-commerce, poi in Gran Bretagna, oggi vendiamo online in 10 Paesi, Italia inclusa» dice Mark Lee, ceo di Gucci. E Versace fa sfilare sul Web i prodotti-casa della Medusa. Gli analisti di Merrill Lynch confermano il boom dei titoli del settore le cui performance da gennaio 2001 sono state nettamente migliori rispetto al resto del mercato (+23%, +153% dal minimo di settembre 2002) mentre nel 2007 la stima è di un 12% di crescita del fatturato. La Camera della moda quantifica in quasi 70 miliardi business dell'industria italiana del fashion.
Estratto da il Corriere delle Sera del 28/11/07 a cura di Pambianconews