Johnny Lambs, tradotto dall'inglese, significa letteralmente Gianni Agnelli. A coniarlo, a metà degli anni Settanta, fu lo stilista Giorgio Tocchi: era in barca al largo di Forte dei Marmi quando vide tuffarsi da un'imbarcazione vicina l' Avvocato in versione “nature”; d'ora in avanti, decise, avrebbe vestito i manager di successo con uno stile “inaspettato”.
Peccato che le sorti di quel brand, il primo in Italia a scommettere sul cosiddetto «Fridaywear», non siano state così fortunate, almeno fino al 2003 quando a rilevarlo dalla galassia Finpart, dopo il crack, è stata la famiglia Bani di Brescia, già proprietaria delle insegne di abbigliamento Carnevali e Passatempo.
«All'inizio avevamo pensato di trasformare Johnny Lambs in un private label: l'avremmo venduto nei nostri negozi» racconta Federico Bani, 45 anni, presidente del marchio e proprietario, insieme al, fratello Francesco, del gruppo di famiglia che chiuderà il 2007 con un fatturato di 60 milioni di euro e 270 dipendenti. «Una ricerca fatta sul campo, però, ci fece capire che la sua notorietà era alta. Così decidemmo di tentare con una distribuzione su larga scala. Oggi siamo presenti in 650 punti vendita, che ci permettono una grande presenza anche all'estero. Ben 160 di questi sono infatti fuori confine».
«Quest'anno Johnny Lambs avrà un giro d'affari di 2,8 milioni di euro, che nel corso del 2008 triplicherà a quota 8-9 milioni, se non di più» assicura Bani, che ha affidato l'ufficio stile dell'azienda al suo fondatore Giorgio Tocchi. E conclude con orgoglio: «Accanto alle collaudate collezioni uomo, donna e bambino lanceremo anche la linea accessori, in distribuzione dall'autunno prossimo».
Estratto da Economy del 23/11/07 a cura di Pambianconews