Oltre cento negozi in 65 aeroporti sparsi in ogni angolo del mondo da Chicago ad Atlanta, New York, Honolulu, Santa Fe di Bogotà, Città del Messico, Tamuning, Caracas e Los Angeles, passando per Roma-Fiumicino, fino a Tokyo, Taipei, Ho-Chi-Minh, Manila, Bangkok, Hong Kong, Singapore, Pechino, Shangai e Sydney, solo per citarne alcuni. I negozi negli aeroporti sono un business assolutamente strategico per Ferragamo e rappresentano il 10% del giro d'affari totale della casa di moda fiorentina, con un fatturato (wholesale) che l'anno scorso ha raggiunto i 650 milioni di euro.
E una resa per singolo negozio che spesso supera di moltissimo quella delle boutique nelle vie più chic delle capitali mondiali.
«Il business del retail negli aeroporti – spiega Michele Norsa, amministratore delegato di Ferragamo – è assolutamente strategico per il nostro gruppo. Si tratta di uno dei canali di vendita più importanti tra quelli che nel mondo del lusso avranno le migliori prospettive di crescita, se si calcola che ogni anno circolano negli scali 4,4 miliardi di passeggeri stimati in aumento del 7-8% con l'Asia al primo posto per potenziale di sviluppo».
E proprio gli aeroporti asiatici raccolgono un terzo del totale dei negozi (tra i quali sette in Cina, cinque a Tokyo e Taipei, tre a Hong Kong e due a Seul e Ho-Chi-Minh), che sono anche i più grandi per superficie e insieme fanno oltre la metà del business da travel retail mondiale.
Così le aperture del gruppo di moda procedono a un tasso di 15-20 negozi all'anno. Nel corso del 2007 Ferragamo ha aperto sedici punti vendita soprattutto nei Paesi emergenti: due punti vendita nei due aeroporti di Mosca, due in Medio oriente (Dubai e Qatar), sei in Asia (tra cui Singapore, Pechino, Taipei e nel New Ho-ChiMinh City International Airport, in Vietnam).
«E nel 2008 – aggiunge Norsa � continueremo a investire con la medesima intensità in questo canale ad alto potenziale con un programma di aperture in linea con quello di quest'anno. Tra le operazioni più interessanti sono da segnalare almeno tre aperture in Cina (tra cui Shangai Pudong), Mumbai in India e almeno tre tra Messico e Brasile. Naturalmente sia nel 2007 che nel 2008 abbiamo anche investito sul rafforzamento dei punti vendita nei maggiori scali di Europa e Stati Uniti, come Parigi e New York».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 4/11/07 a cura di Pambianconews