Epoca che vai, negozio che trovi. Anche in Italia diventano sempre più familiari i megamall, il grande centro commerciale fuori città e l'outlet che vende a prezzi di realizzo le grandi marche. Che ne è del commerciante di quartiere che tutto sa dei suoi clienti e che è come uno di famiglia? Scomparso. Sostitutito dal centro commerciale classico, relativamente piccolo (tra i cinquemila e i 20.000 mq) e ancorato a un ipermercato alimentare (il 91% del mercato globale è riconducibile a questa tipologia). Ma la geografia, lentamente e inesorabilmente, sta mutando.
E, a partire dal 2000, hanno fatto la loro apparizione nuove tipologie: il retail park, il factory outlet, il leisure centre. Grandi parchi giochi dello shopping, in cui, secondo diverse combinazioni, ai negozi sono affiancati ristoranti, aree per il relax e persino lo spettacolo. Secondo dati diffusi recentemente, il 2006 ha registrato un record di aperture e l'Italia si è portata al terzo posto in Europa per volume di nuova «Gla», termine tecnico con cui si indica la superficie commerciale, ovvero la quantità di spazio destinata direttamente alle funzioni che producono reddito, come negozi, spazi per il tempo libero e ristorazione. Alla fine del 2006 in Italia si contavano 635 centri commerciali per una gla di 11 milioni di metri quadri.
I retail park occupavano 400.000 mq, 390.000 mq i factory outlet e 230.000 mq i leisure centre. Ancora, negli ultimi dieci anni è aumentata la dimensione inedia dei mall: nel 2006 è arrivata a 17.330 mq contro i 14.320 del 1996 e la tendenza è destinata a proseguire. Nel 2006 sono stati inaugurati 36 nuovi centri e ampliati tre centri esistenti, che hanno immesso sul mercato circa 785.000 nuovi mq. Sette i nuovi progetti di retail park e quattro di outlet. Se il nord continua a ospitare l'offerta maggiore, il sud guida la classifica delle nuove costruzioni, con Campania, Puglia e Sardegna in testa.
Estratto da Finanza&Mercati del 23/10/07 a cura di Pambianconews