Sabato 29 settembre ha aperto al pubblico, nella sede storica della società Max Mara, la Collezione Maramotti, una raccolta di arte contemporanea internazionale dal dopoguerra ad oggi. Una selezione significativa di circa duecento opere delle Collezione, che consta complessivamente di alcune centinaia di lavori, diventa così disponibile per un pubblico di conoscitori e interessati, secondo il desiderio del fondatore Achille Maramotti.
La collezione permanente, che si sviluppa su due piani del vecchio corpo di fabbrica in un percorso di quarantatre sale e due open space, inizia con alcuni importanti quadri europei indicativi delle tendenze espressioniste e astratte degli ultimi anni Quaranta-primi anni Cinquanta definite come movimento informale e un gruppo di opere italiane proto-concettuali (Fontana, Burri, Fautrier, Manzoni). A seguire consistenti nuclei di dipinti della cosiddetta Pop romana (Angeli, Festa, Schifano, Tacchi), dell'Arte Povera nella sua duplice articolazione romana e torinese (Kounellis, Boetti, Merz, Penone, Pistoletto, Zorio, Anselmo) e dell'Arte Concettuale.
A queste opere succedono dipinti fondamentali della Transavanguardia (Cucchi, Chia, Clemente, De Maria, Paladino), significativi esempi del neo-espressionismo tedesco (Kiefer, Baselitz, Polke, A.R. Penck) e americane (Basquiat, Schnabel, Salle). Fa loro seguito un gruppo di opere della New Geometry americana degli anni Ottanta-Novanta (Halley, Scully, Taaffe, Burton, Bleckner) e le più recenti sperimentazioni americane e inglesi (Ritchie, Gallagher, Barry X Ball, Sachs, Essenhigh, Craig-Martin, Maloney).
A testimonianza inoltre dello stretto rapporto che Max Mara intrattiene con il mondo dell'arte, la Collezione accoglierà e presenterà le opere vincitrici del premio biennale Max Mara Art Prize for Women in collaboration with the Whitechapel Gallery, rivolto ad artiste emergenti della Gran Bretagna.
Durante i primi mesi di apertura al pubblico verrà presentata l'opera vincitrice della prima edizione del premio (2006) titolata Ninna Nanna, realizzata dalla videoartista Margaret Salmon.
A cura di Pambianconews