«Fino a due, tre anni fa, i russi entravano negli stand delle fiere o nei negozi in cui si vendono mobili e dicevano: dateci la cosa che costa di più». Oggi la maggior parte dei clienti ha un atteggiamento diverso: quando arriva da noi ha già individuato i modelli in uno showroom, su internet e per lo più si tratta di prodotti di fascia medio-alta o alta.
Perché in Russia, e in particolare a Mosca, c'è una capacità di spesa superiore a qualsiasi altro luogo al mondo». Parola di Matteo Galimberti, che insieme ai suoi tre cugini, tutti di età compresa trai 30 e i 40 anni, guida la Flexform. Lo stand dell'azienda di Meda, a pochi chilometri da Milano, è uno dei 408 allestiti al Crocus, centro espositivo alle porte di Mosca dove ieri si è aperto il Salone del mobile, che chiuderà sabato 13, una vera e propria trasferta della manifestazione che Cosmit e Federlegno-Arredo organizzano a Milano ogni aprile da 46 anni.
«Nel 2005, per la prima edizione dei Saloni Worldwide Moscow, c'erano 180 aziende, nel 2006 erano 309 e quest'anno siamo cresciuti di un altro 30%», spiega Rosario Messina, presidente di Cosmit e proprietario di Flou, uno dei più famosi produttori italiani di arredamenti per la zona letto. «In questo momento la Russia e altre ex repubbliche sovietiche sono il mercato che cresce ai tassi maggiori e ci sono enormi opportunità per tutti: qui si vendono i mobili classici, ma anche quelli cosiddetti moderni e naturalmente quelli di design».
L'ottimismo di Messina è basato sui numeri: l'Italia è il primo fornitore di mobili e lampade della Russia e nel 2007 l'export dovrebbe arrivare a 830 milioni di euro, per toccare il miliardo nel 2008. «Quando sono diventato presidente di Federlegno-Arredo, nel 2002, le esportazioni valevano 220-230 milioni di euro, aggiunge Roberto Snaidero. Da allora sono cresciute a un tasso medio del 20% all'anno, mentre nel resto del mondo la percentuale era del 5%». Mosca potrebbe essere solo l'inizio: «In futuro speriamo di coprire tutte le ex repubbliche sovietiche, offrendo non solo prodotti di fascia alta, ma anche media, come capita in Europa e negli Stati Uniti».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 11/10/07 a cura di Pambianconews