L'operazione family banker avviene in un fase problematica per l�industria della raccolta del risparmio e dell�asset allocation. La fuga dai fondi, per le basse performance realizzate dai gestori, ha spinto molti investitori a ripiegare su Bot e altri titoli a rendimenti sicuro, ma basso. A raffreddare la corsa agli investimenti c�è stato anche il terremoto dei mutui subprime che ha portato allo scoperto l�uso disinvolto dei titoli strutturati, salsicciotti in cui si nasconde di tutto. Una situazione di incertezza che apre spazi a chi ha l�expertise giusto. Ma anche a speculatori spregiudicati.
Quello delle famiglie ricche è in realtà un segmento diverso di mercato. Anche qui si sta giocando una nuova partita: la creazione di servizi dedicati integrati per le famiglie ricche. In poche parole il family office, un segmento più circoscritto e remunerativo del più ampio settore del private banking. Azimut holding è scesa in campo con Tip, Tamburi Investment partners, annunciando proprio nei giorni scorsi una joint-venture per operare in questa nicchia: «Puntiamo alla fascia più alta, il target con un patrimonio tra i 50 e i 100 milioni di euro», racconta Pietro Giuliani, presidente e ceo di Azimut Holding, gruppo controllato dallo stesso management, che dell�indipendenza ha sempre fatto il suo cavallo di battaglia. La nuova iniziativa, che diventerà operativa in primavera probabilmente sotto forma di Sim, coniuga le capacità gestionali del Gruppo Azimut, con oltre 14 miliardi di masse gestite, con le competenze di Tamburi Investment Partners, società leader nel comparto dell�investment banking. Insomma, la capacità di far fruttare le risorse, ma anche il supporto nella governance e nel fabbisogno finanziario aziendale.
Il family office è un�invenzione degli americani, i primi a creare strutture capaci di gestire congiuntamente tre asset differenti: il patrimonio personale, quello aziendale e le esigenze della famiglia stessa. Pensano alla successione al timone aziendale, alla creazione di fiduciarie, alla consulenza fiscale, al business da finanziare. Tutto, senza intaccare il ruolo di governance della famiglia. Quello che fino a qualche anno fa hanno fatto in Italia le poche dinastie imprenditoriali che, contando su risorse considerevoli, si sono addirittura create la propria banca privata. Istituti che si contavano sulle dita di una mano, poi cresciuti nel tempo, con la vendita dei propri servizi ad altre famiglie, fino a diventare investment bank di rilievo, come la H&C, nata da uno spin off della Camuzzi, gruppo industriale che fa riferimento alle famiglie Garilli e Jannuzzelli.
Estratto da Affari & Finanza del 1/10/07 a cura di Pambianconews