�Questo è un fortino assediato, siamo ultima isola del tessile europeo. Ma nno abbiamo ancora alzato bandiera bianca, anzi�. è passato solo un anno da quando Andrea Lippi è diventato amministratore delegato di Pompea, uno dei marchi leader della calzetteria femminile e dell'intimo italiani.
Il fortino di cui parla Lippi non ha mura, ed è tutto raccolto in una manciata di paesi nella campagne mantovane attorno a Castel Goffredo. Tra Medole, Asola, Casaloldo, Guidizzolo, Castiglione delle Stiviere e la stessa Castel Goffredo, resistono ancora centinaia di aziende che continuano a produrre il 70% delle calze europee. Un miliardo e trecentomila paia circa a stagione.
L'anno terribile è stato il 2005 quando c'è stato il sorpasso cinese nelle quote sulle esportazioni mondiali, 28,2 a 21,7 per cento. Un'avanzata che fa paura e che fortunatamente, per il momento, si muove su mercati diversi da quelli in cui sono leader gli italiani. Ma da allora qualcosa è cambiato. Adriano Rodella, fondatore di Pompea e storico punto di riferimento del distretto, ammette con molta prudenza: «A Castel Goffredo stanno tornando gli ordini, i margini sono sempre compressi, ma qualcosa si muove».
«Non abbiamo mai smesso di investire in tecnologia e innovazione, racconta Lippi. L'automatizzazione dei processi ci permette di mantenere la tessitura qui in Italia e di essere competitivi». Sì, perchè la prima contromossa per recuperare mercato è stata proprio quella di allineare i listini con quelli dei concorrenti. Poi si è passati a sforbiciare le inefficienze e delocalizzare alcune mansioni ad alto utilizzo di manodopera. Come taglio, cucitura e confezionamento.
Per Pompea la corsa al recupero di redditività è dunque cominciata e il 2007 dovrebbe essere l'anno del ritorno all'utile e dell'individuazione dei mercati dell'Est Europa come nuovi terreni di conquista per dare una spinta anche al fatturato ormai costante da qualche anno (163 milioni nel 2003).
Estratto da Il Sole 24 Ore del 27/09/07 a cura di Pambianconews