Il «la» è arrivato da Poltrona Frau. Certo, erano altri tempi, la crisi dei subprime era lontana e i listini navigavano a gonfie vele quando a novembre dell'anno scorso il gruppo controllato dal fondo Charme di Luca di Montezemolo ha debuttato in Piazza Affari, riscuotendo un successo che non si vedeva dai tempi della new economy, con un rialzo vicino al 40% nel primo giorno di quotazione. Adesso è arrivato il turno di un altro «campione» del design «made in Italy».
All'inizio di settembre Ernesto Gismondi ha rotto gli indugi presentando in Consob e Borsa la domanda di quotazione per Artemide. Il patron del gruppo milanese, leader nell'illuminazione, evidentemente non teme i capricci del mercato. Dalla sua ha una storia di successo, costruita in oltre 40 anni, l'indiscussa notorietà del marchio presente in tutto il mondo, e un primo semestre dell'anno chiuso con un aumento del fatturato del 15% a 60 milioni di euro. Sarà Mediobanca a curare l'Ipo. E così tra poco Poltrona Frau sarà in buona compagnia.
Scorrendo i bilanci del settore, tuttavia, di aziende del design con il pedigree e i numeri giusti per conquistare gli investitori ce ne sarebbero diverse. La società di consulenza Pambianco, specializzata in luxury e design, ne ha contate almeno 25. Dai concorrenti di Artemide, iGuzzini e Flos, a Molteni, Kartell, B&B. Gruppi che in molti casi superano i 100 milioni di fatturato (Molteni in verità arriva alla soglia dei 250) e hanno tassi di crescita a due cifre. Ma si tratta per lo più anche di aziende ancora in mano ai soci fondatori che, si sa, non è semplice convincere a passare le mano e imbarcare nuovi soci aprendo il capitale alla Borsa.
Eppure qualcuno lo ha fatto. Come B&B, 150 milioni di fatturato e 500 dipendenti, entrata nel 2003 nel portafoglio del fondo Opera che qualche tempo fa aveva ipotizzato lo sbarco in Borsa entro il 2008. Anche Unopiù, altra azienda di arredamento rilevata dal fondo creato da Bulgari e oggi controllato dal finanziere Michele Russo, sembrava destinata al listino, prima che venisse ceduta a un cordata di private equity formata da Synergo e Change Capital. Visto che di solito il destino naturale delle società possedute dai fondi è la Borsa, non è detto che il debutto sia solo rimandato.
Anche un altro gruppo dell'arredamento di design, Poltronesofà, ha un fondo come azionista: Tamburi Investment Partner. Quando l'anno scorso Giovanni Tamburi ha deciso di entrare nel capitale dell'azienda controllata dalla famiglia Ricci, non aveva fatto mistero di guardare al listino. Ma non subito. L'intenzione sarebbe quella di creare attorno a Poltronesofà un polo del design e poi quotarlo. Un po' come ha fatto Charme con Poltrona Frau, sotto la quale sono stati messi i marchi Castellini, Cassina e Thonet; poi è arrivata la Borsa.
Estratto da Il Corriere della Sera del 24/09/07 a cura di Pambianconews