Brunello Cucinelli (nella foto) è presidente dell'azienda perugina che porta il suo nome e che da quasi 30 anni è sinonimo di cachemire e a dicembre 2006 valeva 91 milioni di euro di fatturato. Fu proprio Cucinelli a fondarla nel 1978, aprendo un piccolo laboratorio in un borgo nei pressi di Perugia, con pochi soldi ma un'idea rivoluzionaria per quell'epoca: il cachemire colorato. «In Umbria la maglieria aveva una lunga tradizione alle spalle» ricorda Cucinelli «e restai nella mia zona per comprare il filo di cachemire con cui realizzai i primi 52 pullover». Da allora ne ha fatta di strada.
In 23 anni di vita l'azienda si è ampliata e dai 40 metri quadrati del mio primo laboratorio è arrivata a occuparne 20 mila. Il restauro è il quarto canale a cui destiniamo i profitti della società: il 2% del fatturato è il budget medio riservato a quelle che definiamo genericamente «migliorie del mondo», rivela Cucinelli che parla anche di un nuovo progetto. �Stiamo lavorando al teatro, o foro delle arti come amiamo chiamarlo noi. Più che un teatro sarà infatti un luogo di ritrovo di antica reminiscenza, circondato da un ippodromo d'ispirazione ateniese e da un grande giardino, investendo circa 6 milioni di curo.
Un'impresa molto moderna che negli ultimi tre anni è cresciuta a un tasso medio annuo del 20% e ha assunto più di 30 persone, a dispetto di una generale crisi dei settore tessile-abbigliamento ma quali sono le previsioni per i prossimi tre anni?
�Tutto ci fa pensare che continueremo così. II nostro piano di espansione prevede l'apertura di monomarca in tutto il mondo, sia di proprietà che in franchising. L'obiettivo è arrivare a quota 30 in due anni. II primo sarà a Londra, entro la fine di settembre. Poi seguiranno Milano, a fine ottobre, e Los Angeles. E poi città più piccole ma importanti per i loro flussi turistici, come Cortina e Gstaad, in Svizzera�. In relazione al mercato estero Cucinelli aggiunge: �Piuttosto di espanderci nei cosiddetti Paesi emergenti. In questi giorni abbiamo inaugurato anche il nostro primo negozio a Hong Kong. Nell'ultimo triennio l'export verso i Paesi emergenti è passato dal 3 all'8%. Intendiamo portarlo al 12% nel giro di tre anni.
Il manager conclude dicendo: �Vogliamo essere la Zara dell'alta qualità, garantendo la rapidità delle consegne. L'unico problema è l'occupazione: a livello nazionale non riceviamo un sostegno adeguato.Trovare addetti bravi è sempre più difficile perché il contratto del tessile è basso. lo, per esempio, l'ho aumentato di circa il 20%, ma andrebbe ripensato a livello nazionale�.
Estratto da Economy del 21/09/07 a cura di Pambianconews