Critico, perentorio, sintetico. Nel 2004 Diego Della Valle aveva in mano un identikit del genere, ha trovato Derek Lam, classe 1966, americano di origine cinese e non l'ha più mollato. Derek Larn è un inedito, curioso esemplare di creativo «dietro le quinte»: il suo obiettivo è fare galoppare il marchio senza la pretesa di montarlo.
Derek è in una delle sue non frequenti visite nella sede milanese del gruppo. Data la tipologia di cui sopra, quando viene in Italia si presenta direttamente a Sant'Elpidio a Mare nelle Marche, dove il lusso non viene filosofeggiato ma prodotto.
«La mia concezione di lusso» spiega Derek Lam «sta nel giusto incontro fra design, materiali di livello, tradizione artigiana e tecnologia. Minimalismo? La scuola americana è iper razionale ma sarei banale se non tenessi conto che lavoro per un marchio italiano rivolto a un target raffinato».
Prima di arrivare nel Belpaese, la sua educazione sentimentale alla mitologia del lusso è un percorso di quattro tappe cominciato a San Francisco, sua città d'origine. «Adoravo passare il tempo nel laboratorio dei miei nonni, dove si confezionavano abiti da sposa, e stare con mio padre che importava tessuti c mi spiegava i loro segreti».
Lo stilista spiega così come si prendono un timido orientale e un marchigiano di forte personalità: «Diego Della Valle è una persona piena di idee e iniziative e ha un occhio straordinario: non gli sfugge nulla! Siamo diversi ma trovo stimolante che lui guardi ai problemi da un'altra prospettiva. In ogni caso ha grande rispetto per la creatività».
Tra gli stilisti che preferisce ci sono Chanel, Yves Saint Laurent, Yamamoto tra gli italiani Giorgio Armani �perché è stato un grande innovatore�.
La sua frase da tramandare? Derek Lam ama ricordare che, in fondo, gli abiti ci portano notizie dal mondo. «Perché ogni scelta, anche il dettaglio di un semplice accessorio rispecchía gli umori e i desideri di tutta la società». Pillole di saggezza cino-american-marchigiana.
Estratto da Style del 4/09/07 a cura di Pambianconews