Sostituire le quote con un sistema di licenze. Questa l'ultima proposta del ministro del commercio e delle politiche europee Emma Bonino riguardo all'annoso problema del tessile cinese. Dopo il no di Bruxelles a rinnovare l'attuale regime delle quote all'import di prodotti tessili cinesi, la Bonino lamenta anche la disorganizzazione dei paesi Ue. «Perfino la proposta di mantenere un sistema di monitoraggio stretto», ha detto la Bonino, «non trova l'accordo unanime fra i Ventisette e rischia perciò di non convincere la Cina».
Il ministro italiano ha parlato durante una conferenza stampa a margine del Consiglio affari generali dell'Ue, riferendo anche sulla discussione avuta domenica sera nel corso di una cena di lavoro con i colleghi dell'Unione. «Non c'è nessuna possibilità di avere l'unanimità in Consiglio Ue per un eventuale prolungamento del sistema delle quote» imposte finora alle importazioni di prodotti tessili cinesi, e che scadrà alla fine dell'anno», ha avvertito Bonino. «La posizione dell'Italia, perciò, è quella di «spingere per stabilire un sistema di monitoraggio molto efficace, con un doppio controllo che tenga conto anche delle triangolazioni», sulle importazioni tessili.
Il sistema sarebbe basato sulla concessione di una doppia licenza, una all'esportazione da parte della Cina, a cui corrisponde l'altra all'importazione da parte dei paesi europei, in modo da controllare perfettamente ciò che esce e ciò che entra. Si tratterebbe, in sostanza, di un'estensione del regime attuale di controllo, ma senza più la limitazione delle quote.
Tuttavia, «pure su questa proposta diversi ministri dei Ventisette non sono convinti», ha lamentato Bonino, osservando che «per instaurare il sistema di doppi controlli ci vuole la collaborazione della Cina, che possiamo ottenere solo se siamo unanimi nell'Ue. Ieri», ha riferito, «alcuni paesi non sono stati d'accordo per un doppio monitoraggio molto efficace e pervasivo». La divisione è quella di sempre, con Italia, Spagna, Francia alleate contro i paesi ultraliberisti del Nord Europa, dove non ci sono quasi più manifatture e gli interessi predominanti sono quelli dei grandi distributori.
Estratto da ItaliaOggi del 24/07/07 a cura di Pambianconews