Una piccola impresa da 20 milioni di euro di giro d'affari che si comporta come una società quotata in Borsa e segue le regole di trasparenza e di amministrazione tipiche di una società sul listino? È la caratteristica della Paola Frani di San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena), azienda di abbigliamento femminile da 250 mila capi l'anno. L'azienda, recentemente trasformata in società per azioni, redige infatti dei bilanci su base trimestrale e si pone delle regole procedurali equivalenti a quelle di una realtà certificata Iso 9001.
«Abbiamo anche un piano industriale» dice Davide Fusaroli, socio al 50% dell'azienda, insieme alla stilista Paola Frani, che controlla l'altra metà: « E siamo dotati dello stesso sistema gestionale che funziona presso le griffe più importanti della moda». L'impresa da dieci anni cresce con percentuali a due cifre e ha 600 clienti nel mondo tra prima, seconda e terza linea. In più, Paola Frani ha cinque flagship store, due in Italia e tre in Giappone, ai quali in novembre si aggiungerà un negozio in apertura nel department store di Solana, a Pechino.
La governance, in Paola Frani, è stata sempre gestita in modo originale ed efficiente: «Non potendoci permettere manager in ogni posizione-chiave» dice Fusaroli «abbiamo educato il personale a una mentalità flessibile, formando ogni figura in azienda nel corso degli anni».
Ora, la società è in piena espansione merceologica: accanto alle tre linee di abbigliamento, Paola Frani, Pf e Scrupoli, ne è affiorata una quarta, Paola Frani j, costruita sul denim; in più, la proprietà sta varando una sezione accessori per dare il via a una serie di licenze su borse, scarpe, intimo e mare. «In aree come Russia, Cina e Giappone» dice Fusaroli «il prodotto è molto richiesto. Stiamo addirittura pensando a lanciare una collezione bimbo».
Estratto da Economy del 20/07/07 a cura di Pambianconews