"Se vuoi andare veloce, vai da solo, se vuoi andare lontano, vai insieme agli altri": questo antico proverbio africano, scelto da Symbola per caratterizzare il seminario "Territorio e sfide globali", piace molto ad Alberto Piantoni, amministratore delegato di Industrie Bialetti. Il gruppo Industrie Bialetti, di cui Piantoni è anche vicepresidente, nel 2006 ha raggiunto ricavi pari a 214 milioni di euro e il prossimo obiettivo è la Borsa: l'offerta pubblica è iniziata lunedì scorso e si concluderà venerdì 20 luglio.
Cosa vi ha spinto ad avvicinarvi a Symbola?
Condividiamo le idee che sono alla base della fondazione. Sono valori antichi e per noi questo aggettivo ha un'accezione estremamente positiva. In primis c'è il rapporto, la coesione, con il territorio.
Il fondatore di Symbola, Ermete Realacci, definisce la sua creatura una «lobby delle qualità italiane». Per lei cosa significa qualità?
Non riesco a legare questa parola solo al prodotto. Oltre al territorio, con cui, come dicevo, bisogna avere una relazione di qualità, cioè improntata al rispetto, penso alle persone. Se trattiamo i nostri collaboratori e dipendenti con rispetto, fioriranno più. idee e la qualità del prodotto, in una sorta di circolo virtuoso, aumenterà. Se, come imprenditori o manager, consideriamo la forza lavoro unicamente un costo, è inevitabile delocalizzare: sulla carta il costo diminuirà. Ma se consideriamo la forza lavoro persone sulle quali investire, cambia tutto.
Tornando al progetto Symbola, non crede che l'idea di “correre insieme per andare lontano” mal si concili con l'individualismo italiano?
Sulla carta forse sì. Per questo pensiamo a Symbola come a una rete: tante persone e altrettante aziende che si incontrano per scambiarsi opinioni e magari condividere, almeno in parte, le esperienze. Ma c'è di più ed è per questo che nasce l'idea della Campionaria, sempre con Ermete Realacci, che si terrà a Milano dal 22 al 25 novembre e che non è una fiera di prodotto come tante. Servirà a far incontrare territori e imprese, nuove tecnologie e tradizione, e a far nascere, speriamo, nuovi saperi. Speriamo anche chela Campionaria diventi una fiera che cammina, potremmo portarla a Londra, a New York. Per far conoscere il made in Italy, certo, ma anche la via italiana alla responsabilità sociale d'impresa.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/07/07 a cura di Pambianconews