Mario Boselli, lei che è presidente della Camera nazionale della moda, che ricordo ha di piazza Diaz?
Splendido. Quella era la piazza frequentata da chi andava ai night club. Oltre al Nepenta, che c´è ancora oggi, c´era il Charlie Max, dove sono passati anche i Beatles durante il loro tour milanese. Piazza Diaz era un luogo di Milano abbastanza glamour. Poi hanno costruito il parcheggio sotterraneo ed è stata la fine.
Cosa ne pensa del progetto dell´assessore Maiolo di rilanciare questa piazza, utilizzandola anche per eventi legati alla moda e al design?
Ben vengano queste iniziative che servono per ridare smalto a luoghi della città finiti in un cono d´ombra, quasi fossero abbandonati a se stessi. Vista la centralità di piazza Diaz potrebbe essere una vetrina in più per il “made in Italy”. Di recente abbiamo inviato proprio all'assessore Maiolo il progetto “Enjoy Milano”, in cui lanciamo una serie di progetti per migliorare l´accoglienza dei 15mila operatori e dei 2.500 giornalisti che arrivano in città per seguire le sfilate.
Nel concreto, cosa chiedete?
Noi chiediamo che Milano sia una “città aperta” durante la settimana della moda. Tradotto significa: più taxi nella strade, negozi e ristoranti aperti fino a mezzanotte perché gli stranieri amano fare shopping e poter gustare la cucina italiana fino a tardi. E ci piacerebbe tanto avere anche musei e mostre con orari non stop. Il tutto accompagnato da punti di relax sparsi in centro. Agli stranieri piace fermarsi per un drink sotto i portici della galleria. E se ci fosse la possibilità di organizzare questi eventi anche in piazza Diaz, opportunamente ripulita e ben illuminata, ne saremmo felici.
Ma piazza Diaz potrebbe ospitare anche le sfilate?
Io sono del parere che le passerelle per gli operatori del settore che vengono a Milano per il business, debbano essere concentrate in Fiera, dove ci sono spazi attrezzati e confortevoli. La moda non può essere una carovana disordinata che si muove per la città. Diversa è la possibilità di avere una piazza in cui si possono organizzare eventi aperti al grande pubblico e che si possono discutere di volta in volta.
Estratto da La Repubblica del 18/07/07 a cura di Pambianconews