E' vero che il made in Italy del prét-à-porter di alta gamma, la grande stagione degli Armani e dei Valentino, di cui in questi giorni si celebrano i 45 (in realtà 47) anni di attività con una serie di eventi che hanno paralizzato Roma, non ha eredi, non ne ha cresciuti e dunque non è in grado di dare vita a una seconda generazione che ne rilevi il testimone?
Sembra proprio di sì. Ma sebbene il fenomeno possa sembrare preoccupante, le conseguenze per la sopravvivenza dei marchi potrebbero essere minime. Perché la moda è sempre meno legata all'adorazione dei suoi artefici; perché le "babe", come si definiscono in gergo le giornaliste imparruccate che continuano a strillare «divino» a ogni sortita dello stilista preferito, sono desuete come l'aggettivo che si ostinano a usare; perché i giovani sono più legati a un marchio, o addirittura a un look, che al personaggio che l'ha creato. Ma soprattutto perché l'ingresso di nuovi, grandi mercati nel settore del consumo di lusso è troppo giovane, troppo recente per interessarsi al catogan di Karl Lagerfeld, al fiocco di velluto che gli stringe la coda candida. Ama Chanel perché lo vede pubblicizzato sulle grandi testate, ammira il gusto e lo charme degli abiti se indossati da una celebrity.
La vera novità, l'elemento esplosivo, è che «la personalità di uno stilista non crea più una disgiuntiva rispetto alla crescita del giro d'affari», come sostiene il consulente d'impresa Carlo Pambianco, in questi mesi impegnato proprio nella stesura di un libro dedicato alla figura dello stilista e al suo ruolo in azienda. «È stata fondamentale in alcuni anni e in alcune situazioni, penso alle vite spezzate di Franco Moschino e di Gianni Versace, morti entrambi ancora in fase di crescita come imprenditori e come stilisti e le cui aziende hanno dunque inevitabilmente sofferto della loro scomparsa. Ma in molti altri casi il marchio è così ben consolidato che dubito subirebbe danni da un passaggio di consegne, purché di elevato standard qualitativo. E dubito anche che milioni di persone interessate ad acquistare Lanvin o Gucci sappiano che è mai esistita una Jeanne Lanvin o Guccio Gucci».
Estratto da Milanno Finanza del 7/07/07 a cura di Pambianconews