Nella nostra azienda c'è in corso un grande dibattito: se i negozi uomo e donna debbano essere separati, come li abbiamo noi a Milano. Perché chi viaggia molto in giro per il mondo si accorge chele due tipologie devono essere unificate. In Giappone, ad esempio, dove il tempo trascorso negli shopping mall è diventato parte integrante della vita sociale: piaccia o no, marito e moglie vanno insieme a fare shopping, mangiano qualcosa, passano del tempo in un luogo che deve essere ormai legato all'entertainment. Ecco perché i negozi devono essere sempre più interessanti». Parla Miuccia Prada (nella foto).
Certo, la caccia alle città giuste in cui presidiare il mercato e alle location più consone al proprio status, possibilmente vicine a quelle dei superbig del settore, è un problema che impegna allo spasimo tutti i competitor. «Se fai parte di gruppi del calibro di Lvmh, Richemont o Ppr, dice Gildo Zegna, amministratore delegato della Ermenegildo Zegna, hai più forza contrattuale e sei libero di “spingere” il marchio che preferisci all'interno del tuo portafoglio, dedicandogli le vetrine più appropriate. Per tutti gli altri, è importante intrattenere buoni rapporti di vicinato per cogliere l'occasione giusta.
Ma quindi è indispensabile essere inseriti nel network dei big? «Non necessariamente», risponde Massimo Ferretti, amministratore delegato di Aeffe, ormai veramente prossima alla quotazione in Borsa, a margine della sfilata di Moschino. «È solo questione di mercato. E di volontà, ovviamente. Essere un gruppo serio aiuta, e se hai soldi da investire grossi problemi non ce ne sono».
Concorda al cento per cento Saverio Moschillo, amministratore delegato della Richmond, che controlla pariteticamente con lo stilista John Richmond: «Abbiamo sempre trovato senza assillo le location giuste: basta avere i soldi, naturalmente».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 26/06/07 a cura di Pambianconews