È morto di domenica. A una settimana dalla sua sfilata, in programma il 24 giugno. Ferré avrebbe compiuto 63 anni il prossimo 15 di agosto. «Troppo giovane», piangono i colleghi che di lui hanno ammirato la creatività, la coerenza, la raffinatezza.
Chi lo ricorda parla di un Ferré «privato» che da Milano tornava spesso nella sua palazzina di famiglia, a Legnano, e che nei weekend si rifugiava nella villa di Stresa. «Sono tristissima – dice Donatella Versace -: a dieci anni dalla morte di mio fratello perdo un amico. Era un gentiluomo di altri tempi, inventore di forme. Un grande couturier che sapeva realizzare moda con dettagli che non mi stanco mai di guardare».
Un maestro. Per tutti i grandi nomi dell'Italian style. Che rimpiangono le lezioni del «grande Gianfranco». E che da oggi si sentono un po' più soli. Come Rosita e Ottavio Missoni: «Ci volevamo molto bene. E quando ci incontravamo erano abbracci sinceri, come tra vecchi compagni di scuola».
Giorgio Armani parla di «un uomo civile. Per la dignità, la calma, il senso della responsabilità che l'hanno sempre accompagnato. L'indipendenza assoluta era il segno più forte della sua personalità». Anche Valentino Garavani è commosso: «Era uno dei nostri più grandi talenti».
Lascerà un vuoto, l'architetto-stilista. Nel mondo della moda e non solo. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso la sua partecipazione per la perdita di Gianfranco Ferrè, «designer e stilista di talento, che con il suo impegno per congiungere armonicamente la tradizione artigianale alla ricerca di forme, materiali ed espressioni moderne, ha fortemente contribuito alla crescita e all'affermazione della creatività italiana nel mondo».
Da Milano, il sindaco Letizia Moratti conclude: «Ha amato la città con il suo stile generoso e riservato. Per tutto questo desidero dirgli grazie, personalmente e a nome di tutti i milanesi».
Estratto da Il Corriere della Sera del 18/06/07 a cura di Pambianconews