C'è un nuovo oggetto del desiderio per fondi, investitori, tycoon della finanza che, dopo essersi inebriati della magica parola “lusso” scoprono come i grandi marchi dell'abbigliamento popolare, scelti da milioni di consumatori, appartengono al mondo dello sport.
È questa la riflessione che ha guidato Ppr, il colosso francese al quale appartiene Gucci Group, alla mega acquisizione di Puma, con relativa Opa miliardaria. Poi, a finire nel mirino di un consorzio di fondi di investimento guidati da The Hidary, è stato Everlast Worldwide, celebre per le sue attrezzature di pugilato.
Un'acquisizione «scoppiata come un fulmine a ciel sereno», secondo la definizione di Alessandro Bastagli, licenziatario del brand, con la sua A. Moda, per Italia, Spagna e Turchia, e premiato quest'anno come l'imprenditore che ha meglio interpretato lo spirito del prodotto.
«Sapevamo che erano in corso trattative importanti, ma pensavamo a qualcosa di diverso», aggiunge. Era corsa voce, infatti, che all'affare fosse interessato Johann Rupert, il magnate della Richemont, che era sceso in campo con la sua finanziaria personale, la Columbus, per realizzare questo importante shopping. Ma andando le trattative per le lunghe, anche perché doveva essere messo a punto un piano di intervento industriale e di rilancio, l'operazione ha visto invece un altro protagonista, che si è aggiudicato l'affare per 146 milioni di dollari.
«E' stato sottostimato il marchio, commenta Bastagli, che ha invece una grande potenzialità di espansione e di nuove licenze». Lo dimostra lo sviluppo di Everlast sul mercato italiano, con oltre un milione e duecentomila pezzi venduti nel 2006.
Convinto che il futuro della moda sia l'active e lo sportswear, come negli anni '80 furono gli stilisti, il 20 giugno il presidente di A. Moda (fatturato 24 milioni di euro) incontrerà Jeff Feinberg della Crunch. Nome di prestigio nel settore delle palestre (ne conta 35 negli Usa) con il quale siglerà la licenza del marchio per l'Europa. Dunque, ieri vestivamo alla marinara, non c'è dubbio che domani saremo tipi da palestra.
Estratto da CorrierEconomia del 18/06/07 a cura di Pambianconews