Quando, la scorsa settimana, il titolo ha superato quota 4,9 euro, Massimiliano Tabacchi ha tirato un sospiro di sollievo. Era la prima volta che le azioni Sàfilo oltrepassavano il prezzo del collocamento, operazione che è avvenuta ormai più di un anno e mezzo fa.
Oggi le Sàfilo quotano poco sotto i 4,9, con un progresso del 27% nell'ultimo anno. È stato finora un rapporto sofferto, quello con Piazza Affari, anche per il confronto con il concorrente Luxottica, in gran salita anche nei giorni scorsi sull'onda delle voci di acquisto dell'americana Oakley.
Massimiliano è la terza generazione Tabacchi ed è stato già scelto ufficialmente dalla famiglia per raccogliere il testimone del padre Vittorio. Da quasi un anno è amministratore delegato, una carica che divide con un manager di lungo corso Sàfilo come Claudio Gottardi dopo l'uscita di Roberto Vedovotto che aveva guidato la ristrutturazione finanziaria della società e il suo ritorno in Borsa.
«Con questo passaggio di consegne – dice Tabacchi junior – c'è stato anche un passaggio di filosofia aziendale. Abbiamo smesso di pensare a essere bravi per le banche, per tornare a pensare di essere bravi a fare gli industriali degli occhiali.
Lo scorso anno, il gruppo degli occhiali, il secondo a livello mondiale (produce, tra gli altri, per Gucci, Dior, Armani, Diesel), ha superato 1,1 miliardi di euro di ricavi consolidati (+9,4%), con un utile netto di 37,5 (3 milioni l'anno precedente). Nel primo trimestre di quest'anno il fatturato è stato di 341,4 milioni (+16,8%) e l'utile netto di 20,8 milioni (+22,4%).
Dopo la catena americana Solstice, acquisita nel 2002, e dopo la spagnola Loop Vision, Sàfilo guarda adesso ai mercati in via di sviluppo, come la Cina o come l'Australia, mentre in Italia e Francia ribadisce di voler continuare a mantenere la distribuzione attuale.
Estratto da CorrierEconomia del 4/06/07 a cura di Pambianconews