Bernard Arnault prevede che il gruppo da lui controllato potrebbe riuscire a «raddoppiare il risultato operativo in cinque anni». «Siamo gli unici al mondo, spiega il presidente di LVMH, a essere un puro player del lusso. Abbiamo marchi eccezionali e siamo presenti in differenti settori. Così anche se c'è la crisi asiatica o si viaggia di meno, comunque si continua a bere champagne. Oggi la nostra divisione wine & spirits non ha abbastanza bottiglie per poter soddisfare la domanda».
Fin qui un pezzo di storia che ha permesso al gruppo nel 2006 di alzare il dividendo del 22% a 1,4 euro. Ma quale sarà la strategia dei prossimi anni? «Nel nostro portafoglio ci sono dei marchi rinomati come Louis Vuitton su cui continueremo a investire. E poi ci sono altre maison su cui stiamo puntando molto per trasformarle in star», aggiunge indicando Fendi come uno dei brand più interessanti del momento.
«All'inizio abbiamo avuto qualche problema perché la società non era solo nostra», spiega Arnault: «C'erano degli altri partner (la famiglia Fendi e Prada) e la situazione non era facile. Poi abbiamo comprato il 100% del capitale e gli analisti ci hanno criticato perché dicevano che l'avevamo pagata troppo. Ma oggi finalmente si vedono i risultati. Certo non siamo ancora a una redditività del 30%, ma siamo sulla buona strada. In futuro Fendi avrà una crescita importante grazie al contributo di un'équipe valida di manager e creatori».
Dall'altro lato dell'Oceano, Lvmh sta puntando molto su Donna Karan. «Stiamo organizzando un gruppo che possa lavorare su logiche statunitensi che sono completamente differenti da quelle europee», dichiara Arnault. «Sotto il profilo geografico, continueremo a investire nei mercati tradizionali europei che mostrano un'interessante dinamica in questo scorcio di inizio anno. Merito del turismo asiatico e russo, ma anche di quello dei clienti locali come gli italiani», precisa.
Estratto da Il Mondo del 25/05/07 a cura di Pambianconews