Si è chiuso ieri con una crescita dell'8% dei visitatori (oltre il 60% dei quali stranieri) e un cauto ottimismo per l'intero 2007 il Mido, la grande fiera internazionale degli occhiali. «Il trasferimento da FieraMilanoCity, nel centro della città, ai nuovi quartieri di Rho-Pero è stato il primo cambiamento di sede in 37 anni, spiega Cirillo Marcolin (nella foto), presidente della fiera e di Anfao, l'associazione delle aziende del settore. È stata una scommessa e l'abbiamo vinta: gli spazi espositivi sono cresciuti del 15%, arrivando a oltre53mila metri quadrati e per l'edizione del 2008 abbiamo già altre richieste».
Marcolin chiude quindi in bellezza la sua presidenza: venerdì scorso, in occasione della serata organizzata per ripercorrere 40 anni di storia degli occhiali made in Italy, l'imprenditore veneto ha annunciato che i suoi mandati sono in scadenza e che non si ricandiderà. «Credo sia giusto lasciare spazio a qualcun altro: in questi otto anni di presidenza del Mido e quattro al vertice dell'Anfao, ci siamo concentrati anche sulla promozione della nostra fiera e delle nostre industrie all'estero, organizzando “sfilate” di occhiali a Parigi, Shanghai, Hong Kong e partecipando alle più importanti fiere del mondo con i “Mido Point”. Diciamo che al mio successore lascio un treno in corsa, che forse potrà andare ancora più veloce».
Marcolin continuerà a partecipare all'attività dell'associazione, ma tornerà a fare l'imprenditore a tempo pieno: l'azienda di famiglia, che guida con il fratello Maurizio, ha chiuso il 2006 con 157 milioni di ricavi e al Mido ha presentato, tra le altre, le nuove collezioni Web e Ferrari e quella griffata Tom Ford. Per il 2007 Marcolin è ottimista: «Nel 2006 la produzione di tutto il settore, pari a 2,49 miliardi di euro, è cresciuta del 17% e l'occupazione del 6,5%. Nel primo trimestre 2007 abbiamo registrato tassi di crescita a due cifre, ma non dobbiamo sederci neppure un attimo: gli ultimi anni ci hanno insegnato che eventi esterni come la Sars, o il cambio sfavorevole del dollaro, possono condizionare pesantemente il nostro lavoro. Per non parlare della contraffazione e della concorrenza sleale in generale».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 8/05/07 a cura di Pambianconews