Una dynasty rimasta sottotraccia per oltre un anno. Con tre sorelle divise sul potere in azienda, tra rapporti compromessi da invidie, ruoli, spirito di rivalsa. E l'intervento di avvocati e professionisti di grido, con una veste di primo piano attribuita all'ex-ministro dell'Innovazione, Lucio Stanca, ora senatore di Forza Italia.
Da pochi giorni i contrasti alla Canepa tessitura serica sono sul piatto a Como, dove i 600 lavoratori hanno indetto presidi e assemblee. La Canepa, 80 milioni di ricavi, cravatte e tessuti per la moda, un mol del 10%, è l'azienda che funziona meglio nel distretto che ha visto il faticoso turnaround di Mantero e Ratti. Ora tutti, addetti e banche, si interrogano sul futuro, su chi vende e chi resta, sulla possibilità che nasca una seconda Canepa in concorrenza con la prima.
Lo showdown, in gran segreto, è cominciato in un consiglio del 18 gennaio. Presenti Elisabetta, Giovanna e Francesca Canepa, socie con il 33% a testa. La prima, è la presidente e anima dell'azienda, dove guida la divisione cravatteria con il 60% dei ricavi. Giovanna e Francesca, quest'ultima consorte di Stanca, seguono confezioni e prodotti finiti. In quella riunione le due sorelle mettono in minoranza Betta, dopo mesi di contrasti, sul nodo di chi deve coordinare le attività. Pochi giorni dopo la presidente si dimette dal CdA e da dirigente, e le sorelle cooptano in consiglio Andrea Villa (collaboratore della Sinergetica di Bruno Ermolli) durante una riunione tenutasi nello studio dell'avvocato Giuseppe Lombardi, che ne cura gli interessi.
Dietro tutto c'è un negoziato difficile. Elisabetta, assistita dal legale Daniele Discepolo, vorrebbe comprare le quote delle sorelle e in un primo tempo, d'intesa, viene chiesta una stima del fair value allo studio di Roberto Poli, il presidente dell'Eni. Che dice 35 milioni per il 100%, al netto dei debiti. Troppo poco secondo Giovanna e Francesca, consigliate da Stanca, che comunque non si offrono di comprare allo stesso prezzo. Alla fine la presidente dimissionaria, molto legata all'azienda e ai suoi dipendenti, mette sul piatto una cifra ben più alta della perizia Poli per il 66% delle sorelle, ma la trattativa si rompe. Adesso ogni scenario è aperto, compresa l'eventualità delle carte bollate.
Estratto da Il Mondo del 7/05/07 a cura di Pambianconews