Sintetizzando al massimo, i marchi top della moda aumentano gli investimenti, i piccoli li tagliano sempre di più. Per il secondo anno consecutivo, l'analisi Pambianco sugli investimenti pubblicitari a mezzo stampa dei 300 marchi della moda italiana attivi nella comunicazione fotografa una realtà sempre più polarizzata, in cui i primi cento brand, che valgono per l'80% degli investimenti, hanno aumentato del 14,7% la spesa pubblicitaria a 56,2 milioni di euro, mentre i restanti 182, che valgono per il 20% degli investimenti, hanno diminuito del 24,3% i budget pubblicitari, passando da 18,4 a 13,9 milioni.
In totale, a dati netti (cioè a dati di listino abbattuti del 75%) la moda donna, a livello nazionale, ha mantenuto quasi inalterati gli investimenti, a 77 milioni (-0,2%), mentre a dati omogenei (282 marchi), gli investimenti sono aumentati del 4%.
Nella classifica redatta da Pambianco, a dimostrazione che per molti brand della moda la pubblicità è innanzitutto un investimento tattico, Versace sottolinea il ritorno all'utile di bilancio lasciando il podio di top spender dell'anno. La situazione è decisamente migliorata, e l'amministratore delegato Giancarlo Di Risio ha allentato la pressione di quasi la metà: -46,3% a 861 mila euro. Top spender italiani della moda per quota di fatturato investito (e il oro giro d'affari, nel 2006, dovrebbe aver superato di gran lunga il miliardo di euro) diventano invece i Dolce&Gabbana, naturalmente intesi come marchio e non come stilisti/attori, visto che l'ultima campagna Lancia con Stefano Gabbana intento a baciare una sensualissima modella potrebbe creare confusione sul computo finale.
Scendono invece leggermente (ma tutti gli indicatori li danno in recupero per il 2007), i Tarabini-Blumarine, che nel 2006 hanno diminuito dell'1,1% il budget, a 1,33 milioni di euro. In contrazione più decisa, Angelo Marani (-10,3% a 1,2 milioni circa), anche per volontà dell'omonimo fondatore dell'azienda, che ha deciso di selezionare con maggior puntualità le testate di riferimento della propria comunicazione.
Estratto da MFFashion del 1/03/07 a cura di Pambianconews