Il sociologo Domenico De Masi si interroga sui massimi sistemi del mercato globale, sull'etica del lusso e sul Dna della creatività E si confronta con Tonino Perna presidente di IT Holding.
Oggi i paesi del mondo sono 194. Di questi 30 paesi solo otto sono così ricchi da essere ammessi in un club internazionale esclusivo come il G8. L'Italia ne fa parte. Come spiega una performance di questo livello?
Il sistema Italia è un insieme di eccellenze fatto di qualità e tradizione, frutto di imprenditori innovativi, designer creativi, artigiani di livello, manodopera altamente specializzata che hanno saputo dare le risposte alla domanda interna e internazionale seguendo un trend di apertura dei mercati.
Gli stranieri ci attribuiscono molti difetti e virtù. Tra le virtù citano il senso del tempo, il culto per la memoria, l'eleganza, la bellezza, il benessere, la capacità di produrre ottimi prodotti tangibili e valori intangibili, l'attitudine a valorizzare materiali e tecnologie. Quali di queste virtù hanno contribuito al successo del Made in ltaly? Quali al successo di IT Holding?
Credo che il successo del Made in Italy sia dovuto alla ricchezza culturale, alla specificità del sistema produttivo e a tutte le caratteristiche del modo di essere italiani. Sicuramente il valore dato all'estetica e al gusto, l'amore per la qualità e per l'eccellenza contribuiscono in modo particolare all'unicità del Made in Italy. Il successo del nostro gruppo è dovuto proprio a questi valori ma anche all'intuito, alla passione, alla creatività e alla professionalità delle persone che lo hanno costruito e lo costruiscono giorno dopo giorno.
Una recente ricerca realizzata dalla S3 Studium su commissione del Comitato Leonardo ha appurato che dieci fattori giocano a favore del Made in Italy: la capacità creativa, la propensione imprenditoriale, la dotazione culturale, il gusto della qualità, la consapevolezza della propria unicità, la capacità di cogliere e soddisfare i desideri irrazionali, la forza della tradizione, la vocazione estetica, lo stile di vita e la flessibilità. Quali di questi si stanno dimostrando punti deboli?
Manca nelle giovani generazioni la "fame" imprenditoriale che abbiamo avuto in altri tempi e che ci ha consentito di crescere velocemente. Sembra che sia venuto meno il gusto di intraprendere, di rischiare, di cercare nuove opportunità. La ricerca di rendite sicure non costituisce un elemento stimolante per i giovani.
La stessa ricerca ha appurato che vi sono altrettanti punti di debolezza a nostro sfavore: un certo provincialismo, unito al campanilismo e alla frammentazione, una proverbiale disorganizzazione, i difetti connaturali ai settori protetti dell'economia, le carenze del settore pubblico, la spocchia del settore privato, la difficoltà di coniugare la fantasia con la concretezza e con la competenza, una mancanza di chiarezza. Quali di questi possono essere ribaltati in punti di forza?
I punti deboli vanno superati. A mio avviso sono necessarie consapevolezza dei nostri punti di forza e capacità di portarli avanti con investimenti, formazione, innovazione. Dall'altra l'umiltà e la capacità per mettersi in discussione e migliorarsi.
Estratto da Panorama – First del 23/02/07 a cura di Pambianconews