E' nato in Israele ma vive a Londra da 35 anni. Si definisce un ex hippy, descrive il mondo con due aggettivi: interessante o noioso. Ha disegnato per Cassina e Alessi, per Kartell e Moroso, per Artemide e Flos, per Vitra e Fiam. E i suoi pezzi, oltre che in vetrina, sono esposti in tutti i musei del mondo. Questo è Ron Arad, 55 anni, due figlie, Lail e Dara, una moglie psicologa, che considera «un sostegno prezioso», ma «non nella vita professionale», perché «solo qualche volta il design la diverte, per lo più tollera».
Successo è vendere o avere i propri oggetti in un museo?
Dipende da quello che si vuole. Se faccio un oggetto per Moroso o Kartell, misuro il successo con i pezzi venduti, perché il design è anche industria. Ma se sei un artista, il tuo successo si misura nel prezzo che il tuo oggetto raggiunge a un'asta. Triste ma vero.
Oggi chi trova interessante e chi noioso tra i designer di grido?
Nessun pezzo tra quelli firmati da Jasper Morrison riesce a eccitarmi, ma Morrison è coerente, fedele a ciò in cui crede, serio. Decisamente interessante è invece il designer Ingo Maurer, le sue lampade sono favolose.
Per lei che cos'è il design?
È imporre la propria volontà su un materiale per realizzare una funzione. È fare qualcosa che prima non esisteva. Sono anche interessato allo stile, perché significa cambiar qualcosa, le proporzioni, i colori, un piccolo elemento di ciò che faccio.
Dove sta andando il design italiano?
L'Italia è ancora, sicuramente, il luogo dove il disegno industriale è celebrato, mostrato, lanciato e prodotto. L'architettura è parte del design, ma quella italiana non è forte nel mondo. Io disegno per aziende del vostro Paese, soltanto una è straniera (Vitra). La verità è semplice: siete voi italiani i più interessati a quello che io e i miei colleghi facciamo.
Estratto da Style del 23/02/07 a cura di Pambianconews