L'anima di Miuccia Prada, classe 1949, sembra divisa in due: di professione fa la stilista, ma si occupa anche della Fondazione per l'arte contemporanea, creata insieme al marito Patrizio Bertelli nel 1995. Insieme al marito guida un gruppo che sfiora il miliardo e mezzo di ricavi. In una intervista pubblicata dal «New Yorker» nel marzo del 2004, Miuccia Prada aveva detto di voler tenere separata la sua attività di stilista dalla sua vita di collezionista e mecenate. «Non voglio che la gente pensi che faccio quel che faccio per abbellire il mio lavoro». E parlando della quotazione, era sembrata molto scettica: «Devi dimostrarti in grado di ottenere un utile da ogni cosa che fai, o non avrai il permesso di farla. È per questo che non voglio andare in Borsa».
Da quell'intervista sono passati quasi tre anni e Miuccia Prada ha cambiato idea: «Stiamo facendo molti incontri preliminari, il progetto della quotazione si va concretizzando, forse. Ma non significa affatto che abbiamo abbracciato la logica del “profitto immediato a ogni costo”. Sono sempre più decisa a far capire che le attività “non redditizie” del gruppo Prada come la Fondazione, sono un asset fondamentale dell'azienda».
Sulle acquisizioni di nuovi marchi invece Miuccia Prada ha le idee chiare da parecchi anni. «Verso la fine degli anni Novanta molti gruppi della moda e del lusso hanno fatto shopping in modo un po' frenetico. Anche noi abbiamo commesso i nostri sbagli, cui abbiamo cercato di porre rimedio. Ora ci concentreremo sui brand che abbiamo in portafoglio, che stanno andando molto bene». Il riferimento è a Church's: il 20 dicembre scorso Prada ha annunciato l'acquisto del 55% del capitale del marchio di calzature di lusso, di cui deteneva già il 45%, dal fondo lussemburghese Equinox. Church's ha chiuso il 2006 con ricavi a 62 milioni di euro, in crescita rispetto ai 56 milioni del 2005. Ancora meglio è andata a Car Shoe: i ricavi sono passati dai 6 milioni di euro del 2004 ai 17 del 2005 agli oltre 20 del 2006.
«Per il futuro attendiamo una bella crescita anche da Miu Miu, la linea più giovane del gruppo».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 17/02/07 a cura di Pambianconews