Non solo sfilate (103 per 96 marchi), ma anche tante presentazioni (85 aperte, 44 su appuntamento) ed eventi di contorno, per un totale di 221 collezioni: sono i numeri di Milano Moda Donna, che dal 17 al 24 febbraio, raccogliendo il testimone da Londra, porterà in Italia il meglio del prét-à-porter mondiale.
La settimana della moda sarà inaugurata sabato 17 dal ministro per le Politiche giovanili, Giovanna Melandri, «con cui abbiamo messo a punto, ha ricordato Mario Boselli (nella foto), presidente della Camera della Moda, il manifesto contro l'anoressia». Il primo giorno del calendario sarà quasi interamente dedicato ai giovani.
Boselli ha ricordato che il 2006 è stato l'anno della ripresa per l'intera filiera tessile-abbigliamento: «Il fatturato complessivo è stato di 67 miliardi di euro, il 4% in più rispetto al 2005, con un saldo attivo della bilancia commerciale di 16 miliardi. L'industria della moda dà lavoro a 800mila persone e comprende circa 80mila aziende, ha detto Boselli. Il momento in cui questo patrimonio economico e culturale si rappresenta sono le settimane della moda milanese. Per questo trovo assurdo, cercare di sminuire il ruolo di Milano come capitale della moda mondiale».
Il riferimento è alle recenti polemiche sulla presunta “fuga di marchi” verso altre città. Secondo il presidente della Camera della moda, la scelta di sfilare altrove può avere tre ragioni. La prima è legare la passerella a un particolare evento, come nel caso di Emporio Armani tre stagioni fa (quando fu inaugurato un flagship store a Londra) o di Roberto Cavalli nello scorso anno, che scelse Firenze perché la città gli consegnava un premio alla carriera. La seconda ragione è dare visibilità alle seconde linee: l'ha fatto Prada con Miu Miu, che sfila a Parigi, e Alberta Ferretti con Philosophy, che ha scelto New York. La terza ragione è legata ai prodotti: «Diesel e Miss Sixty puntano soprattutto al mercato americano e fanno bene a sfilare a New York».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 15/02/07 a cura di Pambianconews