Creatività, brevetti e organizzazione: sono i tre ingredienti con cui, in soli 11 anni, Mario Moretti Polegato ha costruito la sua Geox, la multinazionale della scarpa che respira, con un modello di business del tutto originale.
Polegato, tra delocalizzazione e radicamento sul mercato estero la Geox ha scelto una terza via: quella dell'outsourcing estero a geometria variabile. In che cosa consiste esattamente?
Consiste nell'ottimizzare la nostra produzione, il cui cervello pensante è in Italia, individuando stabilimenti in 28 Paesi del mondo che offrano le migliori garanzie di qualità e prezzo ma possono cambiare nel tempo. E che ci aiutino a produrre e assembleare volumi enormi di scarpe (nel 2007 ne produrremo 21 milioni di paia) che re-importiamo in Italia e poi vendiamo in 68 Paesi. Oggi più dell'80% della nostra produzione viene assemblata in outsourcing.
Che differenza c'è tra l'outsourcing e la delocalizzazione?
Outsourcing significa produrre in stabilimenti che non sono di nostra proprietà. Noi abbiamo stabilimenti propri in Italia, in Slovacchia e in Romania, ma coprono meno del 20% della nostra produzione globale.
In Italia sta cambiando il modo di fare internazionalizzazione delle imprese?
È già cambiato. Sono sempre di più quelli che capiscono che il cliente non ti viene a cercare, ma sei tu che devi conquistarlo puntando sulla leadership di qualità e di prezzo. Per fare questo però bisogna organizzare le menti e non solo le braccia, e cioè dare una struttura manageriale alle imprese, qualificare il personale e investire nella ricerca. Quando vado a Napoli bevo il miglior caffè e mangio la miglior pizza del mondo, ma poi all'estero trovo le multinazionali americane che vendono l'uno e l'altro mentre gli italiani spesso non ci sono e mi chiedo perché.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 8/02/07 a cura di Pambianconews