Un grande gruppo cinese attivo nella produzione e distribuzione di sportswear che finanzia un progetto italiano. Dal connubio di menti di Hong Kong e Ferrara nasce un'avventura pionieristica, in quanto primo esempio di società a capitale cinese e brand development italiano, ma certo destinata a fare proseliti. La Toppy, colosso che in Asia da un lato distribuisce griffe di prim'ordine dell'abbigliamento leisure e dall'altro presidia il mercato con collezioni proprie, ha dato fiducia a un designer italiano di consolidata esperienza, Luca Berti. Un talento creativo che nel suo laboratorio di Ferrara, affiancato da 16 persone, aveva già impresso il dna stilistico a molti marchi noti e che per Toppy disegna da quattro anni le linee destinate al mercato asiatico.
L'idea è sfociata naturalmente, come lui stesso racconta: «Abbiamo pensato insieme a un progetto creativo e distributivo da orientare al mercato europeo, mettendo a frutto la loro enorme capacità di investimento e la mia esperienza di designer». Così, nasce Flower House, etichetta di jeanswear e abbigliamento sportivo che, per qualità, ambisce a collocarsi sul livello di Ambercrombie, Diesel, Replay, ma, come puntualizza Luca, «svincolandosi dal modello americano per proporre un concetto italiano del vestire. Saranno capi dalle linee pulite, accattivanti, dove il jeans rivestirà una parte importante ma non sostanziale e verrà affiancato da capi come i blazer, i cappotti spinati».
L'orientamento è invernale perché proprio in questi giorni la collezione sta vendendo i primi 50 modelli test sul mercato europeo, partendo in sordina per poi dare compimento a un progetto produttivo e distributivo di dimensioni ciclopiche: tra due o tre anni verranno varati i primi flagship store in città come Milano, Roma, Firenze e nelle principali capitali europee, con un disegno ambizioso quantificato dal brand manager, Paolo Bedeschi: «Arriveremo in 400 multimarca il primo anno solo in Italia, per estenderci a circa 1500 in tutta Europa».
Tutta cinese, invece, è la determinazione commerciale: intanto che in Europa si sonda il mercato, in Asia sta prendendo corpo la prima serie di negozi a insegna Flower House, per un totale di 50 aperture entro i prossimi due anni e mezzo: «Quattro sono già stati aperti in Cina, altri 8 sono in apertura tra Repubblica Popolare, Hong Kong, Taiwan, oltre a corner nei department store. L'intento è di proseguire con un'inaugurazione al mese per i prossimi tre anni».
Estratto da CorrierEconomia del 5/02/07 a cura di Pambianconews